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Dopo un periodo di disaffezione, nel quale i campi da tennis venivano sostituiti con campi da calcetto, il pubblico da qualche anno si è riavvicinato alla racchetta, grazie anche alla visibilità che i canali televisivi stanno dando a questo come a tanti altri sport.
Speciale Tennis e Padel: introduzione
Andrea Hlaváčková agli Australian open del 2011 (foto Neale Cousland/Shutterstock)
Con lo Speciale Tennis pubblicato su Tsport 329 abbiamo fatto il punto sugli impianti del tennis di oggi, caratterizzati da superfici e colori diversi dal rosso di una volta; e ci avviciniamo al padel, il fratello minore che sta rapidamente prendendo piede nei centri sportivi più frequentati.
Su questo portale web riprendiamo in 8 post gli argomenti affrontati sulla rivista, arricchiti di nuove immagini.
Questi gli altri post di approfondimento:
- 2 – Tennis: norme e materiali
- 3 – Tennis: terra rossa ed erba naturale
- 4 – Tennis: le superfici sintetiche
- 5 – Tennis: i tornei internazionali
- 6 – Il padel, dalle parole ai fatti
- 7 – Tennis e padel: i campi coperti
- 8 – Il tennis al cinema
Il tennis oggi
Una volta il tennis era fatto di calzoncini bianchi e terra rossa. Da bambini (noi di una certa età) sentivamo parlare di Pietrangeli e Sirola. Al di fuori dei nomi di campioni, il tennis passava per essere uno sport da ricchi, un po’ come il golf.
Dopo Nicola Pietrangeli (di cui è tuttora imbattuto il record di 164 match giocati in Coppa Davis), si cominciarono a sentire i nomi di Panatta e Barazzutti, Bertolucci e Zugarelli: e parlo del pubblico in generale, anche di chi non era affatto appassionato di tennis.
E furono quelli gli anni (dal ’75 in poi) in cui questo sport divenne popolare. Si seguivano le finali vittoriose degli italiani, si andava a lezione di tennis, si costruivano campetti.
Ma la parabola (o la sinusoide?) riprese presto a scendere: chi lavorava sul territorio ha potuto rendersi conto che negli anni ’90 si sceglieva ovunque di trasformare i campi da tennis in più remunerativi campi da calcetto; di pari passo, diminuivano i praticanti, e chiudevano le società affiliate alla FIT (Federazione Italiana Tennis).
Difficile dire se sono gli altalenanti risultati dei nostri atleti o la pigra programmazione televisiva degli eventi sportivi, a causare la disaffezione del pubblico.
Fatto sta che, alla svolta del secolo, si ha un’inversione di tendenza. Non arretra il calcetto, ma dal 2001 i tesserati della FIT ricominciano ad aumentare, si allargano i circoli di tennis con nuovi campi, nascono nuovi centri sportivi. Oggi il tennis è seguito come molti altri sport una volta trascurati; si affinano le caratteristiche delle superfici di gioco, per non parlare delle attrezzature – palle e racchette – nemmeno paragonabili con quelle di una volta.
L’avvento del padel – un po’ come un tennis meno ingombrante dal punto di vista dimensionale – ha accentuato l’attrattiva dei centri sportivi che offrono sia l’una che l’altra opzione, e anzi in questo momento sembra essere l’investimento che più invoglia i gestori dei club.
I numeri
Grazie ai dati riportati nelle relazioni annuali che accompagnano i bilanci della Federazione si può avere una stima del fenomeno in Italia.
Se nel 1995 i tesserati FIT erano 186.533, nel 2001 – anno in cui si è toccato il minimo – risultavano 129.797, con un calo del 30% in 6 anni. Parallelamente, anche le società affiliate passavano da 3.936 a 3.209 (meno 18%, il che significa anche meno soci per ogni circolo).
Il grafico parla chiaro: dal minimo del 2001, si arriva al raddoppio degli iscritti nel 2010 e al triplo nel 2017.
Dal bilancio preventivo 2019, i tesserati FIT risultano ben 404.335, di cui 102.231 agonisti. I circoli affiliati sono 3.172 con quasi 10.000 campi (dato del 2016): di questi, quasi il 10% si definisce come circolo di padel.
Se consideriamo che i tesserati del calcio erano 1.356.749 nella stagione 2016/17 (fonte FIGC), di cui 1.056.824 calciatori, la proporzione sorprende, tenuto anche conto che i dati dei calciatori, soprattutto nell’attività dilettantistica, risultano in calo negli ultimi 6-7 anni (i calciatori tesserati erano 1.151.437 nel 2010-11).
In compenso il calcio italiano vanta 12.930 campi (sempre relativi alla stagione 2016-17). Il censimento degli impianti sportivi italiani, effettuato sperimentalmente dal CONI nel 2015 in quattro regioni italiane (Friuli, Toscana, Molise e Calabria), rende possibile, estrapolando i dati raccolti, fare una stima della consistenza degli impianti su tutto il territorio, pur tenendo conto che si tratta di dati vecchi di ormai cinque anni.
In base a questa stima, gli impianti sportivi sarebbero circa 96.000 (pari a 1,6 per mille abitanti), dei quali il 7% però non funzionante.
Gli spazi per l’attività del tennis sarebbero circa 25.000 (considerando che ogni impianto censito accoglie più di uno spazio di attività). In una classifica generale, gli spazi per il tennis verrebbero al quarto posto dopo il calcio a cinque, gli spazi per attività motorie in genere, e quelli per la pallavolo. Del totale, i tre quarti risultano outdoor.
Un altro dato interessante, infine, è quello che pone al 40% il numero dei campi omologati rispetto al totale.