Il PNRR e lo sport

Bocciati (giustamente) alcuni progetti, ciò non vuol dire che il Piano europeo non sia comunque un’occasione per migliorare l’offerta dell’impiantistica sportiva nel nostro paese.

Pubblicazione cartacea su: Tsport 351
(Immagine di sfondo tratta dalla presentazione del “Bosco dello Sport” della Città Metropolitana di Venezia).

All’indomani della bocciatura, da parte della Commissione Europea, di due sostanziosi progetti sportivi che erano stati inseriti nel PNRR (il Bosco dello Sport di Venezia e l’Artemio Franchi di Firenze), alcuni titoli di giornale facevano intendere, ingiustamente, che l’Europa avversasse l’utilizzo dei fondi comunitari per realizzare grandi impianti sportivi.

La vicenda è nota: i due interventi sopra citati erano stati candidati a usufruire di fondi destinati al recupero di aree urbane degradate, ma i relativi progetti non rispondevano affatto a tale obiettivo (e su queste pagine lo avevamo segnalato già un anno fa: vedi Tsport 346). È stata quindi bocciata la leggerezza italiana nell’interpretare in modo fantasioso le regole del gioco.

Ma il Piano per l’utilizzo dei fondi europei è tutt’altro che ingeneroso nei confronti dello sport. Ricordiamo che due grandi linee sono state avviate da tempo: quella relativa alle palestre scolastiche e quella finalizzata all’inclusione sociale attraverso la realizzazione o la riqualificazione di impianti sportivi.

Con bandi suddivisi in “cluster” differenziati per destinatario (Comuni con diversa ampiezza di popolazione) sono stati assegnati attraverso quest’ultima “linea” oltre 700 milioni; cui si aggiungono tutti gli interventi che, rispondendo ai requisiti richiesti, possono comprendere degli impianti sportivi anche se riguardano temi più ampi, come i Piani Urbani Integrati cui appartenevano i due progetti bocciati.

Distribuzione per Regioni degli interventi per lo sport finanziati con i fondi del Pnrr (elaborazione di openpolis.it su dati del Dipartimento per lo sport).

I bandi di gara si susseguono a ritmo serrato per cercare di rispettare le tempistiche dettate dalle regole europee, e rimane fondato il timore che una parte delle risorse non riesca ad essere sfruttata per la difficoltà di far fronte per tempo agli impegni in termini progettuali e, successivamente, di realizzazione: frutto in parte anche dell’eccessiva dispersione (è mancato un piano organico coordinato, a favore invece della corsa libera ad accaparrarsi le briciole).

Ma l’occasione consentirà comunque di fare qualche passo avanti nel miglioramento dell’offerta sportiva, dando quanto meno una spinta a progetti, grandi e piccoli, spesso già nel cassetto, che con il PNRR hanno un’opportunità in più di essere portati a termine.