Arrivati al momento in cui sono partiti i lavori per realizzare l’intervento sulla pista di bob in vista delle Olimpiadi invernali del 2026, pur con i dubbi e le incertezze ancora esistenti sulla buona riuscita dell’operazione, facciamo il punto per capire di che cosa stiamo (da molti mesi) parlando.
Il bob a Cortina d’Ampezzo
Sochi, Russia, 16 febbraio 2014: la squadra italiana di bob a due formata da Simone Bertazzo e Simone Fontana alle XXII olimpiadi invernali (foto Iurii Osadchi/Shutterstock).
Note
Tutta la documentazione di gara – da cui sono tratte le informazioni riportate in questo servizio – è disponibile in libera visione sulla piattaforma Sintel, ovvero sul sito internet della stazione appaltante.
Simico Spa è l’acronimo della Società Infrastrutture Milano Cortina 2020 – 2026 S.p.A., costituita il 22 novembre 2021, con il compito di svolgere tutte le attività di realizzazione, quale centrale di committenza e stazione appaltante delle opere connesse allo svolgimento dei XXV Giochi Olimpici e Paralimpici Invernali del 2026.
La Simico è partecipata da: Ministero delle Economie e delle Finanze (35%), Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità (35%), Regione Lombardia (10%), Regione Veneto (10%), Provincia Autonoma di Bolzano (5%), Provincia Autonoma di Trento (5%).
Storia
La pista di bob di Cortina d’Ampezzo si trova in località Ronco, a nord della città, sulla sponda destra del torrente Boite.
Nel 1911 si ha notizia di una rudimentale pista artificiale lunga poche centinaia di metri; nel 1923 venne costruita una nuova pista, sempre in località Ronco, lunga circa 1200 metri, dotata di particolari tubazioni interrate per agevolarne il congelamento.
La prima gara internazionale che vi ebbe luogo furono i Campionati Mondiali universitari invernali nel 1928. La pista venne poi modificata per potersi adattare agli standard internazionali, oltre che per aumentare la sicurezza degli atleti rientrando in standard geometrici sostenibili dai partecipanti, sottoposti ad accelerazioni laterali sempre maggiori.
Nel 1936 la pista venne ridisegnata e l’arrivo scese fino alle rive del Boite. La lunghezza di questa versione del tracciato raggiuse i 1500 metri, con 15 curve e 152 metri di dislivello. Vennero quindi ospitati, per la prima volta, i campionati del Mondo di bob a due nel 1937, mentre nel 1939 si svolsero quelli del bob a quattro.
Un’ulteriore ristrutturazione venne eseguita nel 1948, quando tutte le curve, per la maggior parte naturali, vennero ricostruite e la lunghezza della pista venne portata a 1700 metri con 16 curve.
Quando il Comitato Olimpico Internazionale, nel 1949, assegnò a Cortina l’organizzazione dei VII Giochi Olimpici Invernali del 1956, il Coni si assunse l’onere del riammodernamento e adeguamento della pista, attrezzature comprese.
Questa divenne lunga 1720 metri, con 16 curve ed un dislivello di 152 metri. Nel 1950 e 1954 vi si disputarono i mondiali.
Nel 1960 Cortina ospitò i Campionati del Mondo di specialità. Nel 1966 vennero disputati ancora i Campionati del mondo, e successivamente nel 1981, 1989, 1999.
Campionati italiani ed europei si sono svolti su questa pista quasi tutti gli anni.
Nel 2007 i Campionati del Mondo di bob del 2011 vennero assegnati a Cortina ma per motivi finanziari la città dovette cedere l’organizzazione a Schönau am Königssee (Germania).
Nel 2008, dopo gli ultimi Campionati italiani, l’Amministrazione Comunale decise di chiudere l’impianto perle eccessive spese di manutenzione.
Oggi, buona parte della pista esistente si snoda all’interno del bosco che ne occulta completamente la visuale a media distanza.
Eugenio Monti
Eugenio Monti acque il 28 gennaio 1928 a Dobbiaco ed in giovane età si affermò come sciatore in tutte le discipline di sci alpino. Dopo un infortunio, si rivolse al bob vincendo i Campionati del Mondo per la prima volta nel 1957 in coppia con Alverà e diventando doppio Campione Olimpico a Grenoble nel 1968. Nel 1960, a Cortina, si laureò campione mondiale sia nel due che nel quattro. Sei le medaglie Olimpiche conquistate, due argenti a Cortina nel 1956, due bronzi nel 1964 ad Innsbruck ed infine il trionfo a Grenoble nel 1968 con due ori.
Scomparso a Belluno il 1° dicembre 2003, nel 2004 gli è stata dedicata la pista di Cortina d’Ampezzo.
Milano-Cortina 2026
Dal dossier di candidatura di Milano-Cortina:
…la ristrutturazione dello Sliding Centre è uno dei punti chiave del Programma di Sviluppo Urbano che il Sindaco di Cortina ha lanciato nel 2017, in occasione della sua elezione: “Il bob è al centro della tradizione sportiva di Cortina. Vogliamo rinnovare lo Sliding Center che sarà utilizzato anche per le gare di slittino e per gli allenamenti.
Il Concept dei Giochi che abbiamo in mente è realmente sostenibile. Il gran numero di infrastrutture sportive, di trasporto e di accoglienza esistenti permetterà di ridurre il consumo di suolo e di mantenere un approccio economicamente responsabile verso l’organizzazione dei Giochi, con un budget contenuto.
Non costruiremo nuovi impianti a meno che non siano stati già pianificati e a fronte di esigenze ben definite e utilizzeremo impianti temporanei per alcuni sport, per valorizzare al meglio determinate località o località dove non si riscontri una domanda specifica a lungo termine. Valorizzeremo la legacy di Cortina 1956, avvalendoci di impianti straordinari come lo Stadio Olimpico o lo Sliding Center.
Investimento previsto (in dollari USA al 2018): 54.401.713.
Le Olimpiadi invernali 2006 sono state assegnate a Milano e a Cortina d’Ampezzo il 24 giugno 2019. Ci sarebbero stati 6 anni e mezzo di tempo per realizzare tutte le infrastrutture necessarie.
Limitandoci agli aspetti tecnici che riguardano la pista di bob di Cortina (e omettendo ogni considerazione sulle scelte politiche intervenute in questi cinque anni), il dossier consegnato l’11 gennaio 2019 per la candidatura prevedeva – come caldeggiato dal CIO – la riqualificazione della pista Eugenio Monti così com’era, ripristinandone l’uso come era avvenuto fino al 2008.
A un primo esame del progetto di pre-fattibilità redatto su incarico di Coni Servizi, tuttavia, nel novembre 2021, le federazioni internazionali osservavano che con tale tracciato le accelerazioni a fine percorso sarebbero state eccessive: occorreva pertanto “rialzare” la parte terminale del percorso per almeno 20 metri di dislivello.
Il 30 dicembre 2021 la Regione Veneto commissionava a Planungsbüro Deyle GmbH il Progetto di Fattibilità Tecnica ed Economica per la riqualificazione della pista.
Il nuovo progetto proponeva due soluzioni: un tratto terminale su viadotto lungo 250 metri e alto 20 metri sui campi da tennis sottostanti; oppure un diverso tracciato che si discosta da quello “storico” per compiere una serie di nuove curve avvolgendosi un po’ su se stesso. Soluzione, questa seconda, certo meno impattante, anche se si allontana ormai completamente dalla “riqualificazione” di un tracciato storico che viene solo “imitato” e conservato a tratti come reperto museale. Costo previsto, 60.750.000 euro.
Le preoccupazioni ambientaliste
Riprendendo quelle che sono le raccomandazioni del CIO e le premesse delineate nel dossier di candidatura, le associazioni ambientaliste hanno da subito evidenziato come il progetto, nei termini in cui si è delineato, risulterebbe tutt’altro che “sostenibile”, sia nella sua realizzazione che nella presunta “legacy” he lascerà al territorio dopo l’evento olimpico. Oltre al tracciato (non più quello esistente) ci sono 6 nuovi edifici, oltre a strade di accesso, parcheggi e l’eliminazione di centinaia di piante di alto fusto. In discussione, inoltre, la possibilità di mantenere attivo l’impianto nel futuro, vista anche la sorte dell’omologo realizzato a Cesana Torinese per le Olimpiadi del 2006 e oggi abbandonato.
Dettagli dalla partenza, dell’arrivo, e dell'”otto volante” confrontati con lo stato attuale (ortofoto Google Earth).
Le gare di appalto e le alternative
Il 16 agosto 2022 viene pubblicato il bando per l’affidamento dei servizi di architettura e ingegneria relativi alla progettazione dell’intervento. Tuttavia risultano diversi incarichi relativi a singoli aspetti progettuali, e non è facile accertarsi dei dettagli di queste informazioni.
Gli elaborati dell’esecutivo posto a base di gara riportano i nominativi di cui alla scheda a lato.
Dopo un “avviso di preinformazione” pubblicato il 26 aprile 2023, la gara di appalto viene bandita il 28 giugno 2023, per un valore di 81.610.000 euro, durata dei lavori prevista 807 giorni. Tempi molto stretti dato che i test di collaudo vanno fatti nell’inverno 2024-25; e costi ormai non più realistici, dopo i contraccolpi del periodo Covid e del conflitto russo-ucraino.
Infatti la gara, chiusa il 31 luglio, va deserta.
Vinee immediatamente avviata una “Procedura negoziata senza previa pubblicazione di un bando di gara ai sensi dell’articolo 76, comma 2 del d.lgs 36/2023”, che dovrebbe consentire margini di manovra nella trattativa con l’eventuale impresa concorrente.
La nuova gara a inviti scade il 20 settembre, ma nessuna delle imprese “invitate” presenta un’offerta.
Aumentano le pressioni (dell’opinione pubblica e del CIO) a valersi di piste già esistenti all’estero, come quella di Innsbruck o quella di Saint Moritz; o, extrema ratio, a ripristinare la pista di Cesana, che costerebbe meno rispetto a costruire la nuova pista di Cortina.
Quando la strada sembra senza via d’uscita, si trova il modo di persistere nel progetto: il 29 dicembre 2023 viene bandita una nuova gara in cui il costo rimane uguale, ma vengono stralciate molte opere accessorie, alcune forniture vanno direttamente in capo alla stazione appaltante, e il cronoprogramma viene infine ridotto a 685 giorni.
Alla nuova gara, scaduta il 18 gennaio, risponde una singola impresa, alla quale vengono consegnati i lavori il 19 febbraio (con la presenza di un presidio di ambientalisti in segno di protesta). Come primo atto, sono stati abbattute alcune decine di larici all’interno del cantiere.
Alcuni aspetti del progetto
Queste in sintesi le semplificazioni che dovrebbero consentire di rimanere nel budget di spesa.
- – Il layout funzionale dell’intero impianto viene semplificato;
- – La pista di scivolamento viene confermata nelle sue caratteristiche tecniche-sportive e rivista solo per quanto riguarda i rivestimenti esterni; la struttura di copertura ed il manto di copertura verranno realizzati come previsto dal PE, ad eccezione dello strato di tetto verde, e del rivestimento con rete e scaglie. Nei tratti in elevazione rimasti sprovvisti del rivestimento in rete di protezione dagli agenti atmosferici e dalla caduta, sarà installato un parapetto provvisorio;
- – L’edificio di partenza principale, manterrà il suo basamento con la terrazza del parc fermè, e la copertura, con la caratteristica forma curva e le stesse funzioni interne del progetto originario;
- – L’edificio partenza donne vede confermata la realizzazione delle strutture e degli ambienti interni con rivestimento esterno semplificato;
- – Per l’edificio di arrivo, si conferma la realizzazione del basamento e si propongono due soluzioni: nella prima vengono ricollocate nel basamento le funzioni dei livelli superiori, in misura ridotta; nella seconda è prevista la realizzazione anche del primo piano, con il solo taglio della zona conferenze al secondo livello. Non viene realizzata la copertura in legno lamellare.
- – Si semplificano i rivestimenti dell’edificio E, che ospita l’impianto di refrigerazione, e si realizza solo il piazzale dell’edificio partenza C (partenza junior), mentre vengono stralciati gli edifici T (partenza principianti) ed R (bob-bar).
- – Le strade verranno realizzate nella loro componente strutturale, ovvero movimentazione del terreno e livellamenti, con le necessarie opere di sostegno e con strato superficiale in misto granulare stabilizzato. Solo i tratti che danno accesso ai mezzi di soccorso e all’edificio refrigerazione si prevede una finitura superficiale in tipo cemento bianco misto a stabilizzato.
Rapporto con la pista ”storica”
Come si può osservare dalle planimetrie di progetto, il tracciato della pista Eugenio monti viene solo “imitato” per i primi due terzi, ridisegnandolo però completamente, anche perché dal pinto di vista costruttivo si tratta di una struttura del tutto diversa. Il vecchio tracciato, dove non è stato o sarà demolito, rimane come un “reperto storico”.
Rapporto con i boschi
Dal raffronto tra le ortofoto attuali e i disegni di progetto, si osservano le aree che devono necessariamente essere disboscate nonostante le “semplificazioni” introdotte dall’ultimo progetto messo in gara. Ciò avviene in particolare intorno alla stazione di partenza, a quella di arrivo e in tutta l’area interessata dall’”otto volante” necessario per ridurre la pendenza complessiva del tracciato.
Rapporto con la palestra di arrampicata
Non se ne è dato grande risalto nel dibattito di questi mesi, ma le opzioni relative al tratto terminale della pista coinvolgono direttamente gli impianti sportivi esistenti che comprendono, oltre ai campi da tennis visibili nelle planimetrie, l’edificio della Palestra di arrampicata sportiva “Lino Lacedelli”, completata nel 2017 su progetto dell’ing. Antonio Ingegneri e dell’arch. Erica Ribetti, pubblicata su Tsport 317 (sett/ott. 2017).
Allo stato attuale la pista, scorrendo leggermente incassata nel terreno, abbraccia il centro sportivo rimanendo quasi completamente invisibile.
Nella prima ipotesi formulata per ridurre la velocità del tratto terminale in progetto, la palestra di arrampicata sarebbe rimasta completamente circondata dal “viadotto” alto 25 metri, una soluzione che non avrebbe dovuto essere neanche immaginata (vedi gallery sotto).
Nella soluzione alternativa, sostanzialmente ripresa poi dal progetto “light” finale, il disegno dell’”otto volante” si svolge tutto alle spalle della palestra, che viene comunque sfiorata sul retro (con una struttura canalizzata che al momento non è dato immaginare nella sua esatta dimensione) e perde in ogni caso tutta la quinta di conifere che ne facevano da sfondo fino ad oggi.
La zona sportiva allo stato di fatto e (a destra) nella prima ipotesi di progetto (dalle relazioni di progetto).
Conclusioni
Al momento in cui scriviamo, non possiamo sapere come andrà a finire la vicenda: sarà possibile realizzare l nuova pista nei tempi necessari per le verifiche di pre-omologazione e per i test events? Il CIO accetterà un impianto realizzato con le nuove caratteristiche “semplificate”? C’è davvero speranza in un suo riuso negli anni successivi (stante i costi enormi per il suo mantenimento e la scarsa presenza di praticanti in Italia)?
E infine, di fronte anche all’impatto ambientale e alla diffidenza dei residenti, non si faceva una figura migliore accettando di gareggiare, per questa disciplina, all’estero?