Speciale Erba Sintetica: una storia

Speciale erba sintetica /1.
L’uso dell’erba sintetica sui nostri campi sportivi è relativamente recente: fino a quindici anni fa c’era molta incertezza e qualche diffidenza, ma se ne parlava già come della “tecnologia del futuro”. Il futuro è oggi, e non c’è settimana in cui non vengano inaugurati campi e campetti dove agli sparuti ciuffi di erba naturale o alle distese polverose sia stato sostituito un verde prato artificiale.
Lo “Speciale” di Tsport 330 fa il punto, a cominciare dalla storia.

Pubblicazione cartacea su: Tsport 330

L’erba artificiale nasce all’interno della North Carolina State UniversityWilson College of Textiles“, un’istituzione fondata nel 1899 a Raleigh, oggi “the global leader in textile innovation: education, research and service”. Erano gli anni ’60, e il tessuto fu messo a punto da un gruppo di ricercatori guidati dal rettore dell’ateneo, David Chaney.

Si trattava di un tappeto artificiale in nylon, a pelo corto e senza intaso; fu impiegato per la prima volta nell’Astrodome, un palazzetto dello sport di Houston, Texas, inaugurato il 9 aprile 1965, allestito per il baseball e il football americano, dopo che il tentativo di far crescere l’erba naturale al coperto, nonostante la copertura traslucida, era fallito.

La sua utilizzazione su larga scala divenne economicamente possibile negli anni settanta quando negli Stati Uniti e in Canada furono realizzati in erba artificiale molti campi da baseball e football americano, sia al coperto sia all’aperto.

 

L’Astrodome di Houston e la prima generazione di erba sintetica

L’Astrodome ha aperto nel 1965 come Harris County Domed Stadium, un’idea dell’ex sindaco di Houston Roy Hofheinz. È diventato il primo stadio a cupola in assoluto (il diametro della cupola è 196 metri) ed è stato definito, a suo tempo, come l’ottava meraviglia del mondo.

Quando l’impianto è stato inaugurato, era caratterizzato da uno speciale tipo di erba allevato per essere coltivato all’interno e da un tetto traslucido per consentire la sopravvivenza dell’erba naturale. Ma dopo che i giocatori si erano lamentati del bagliore proveniente dal tetto, alcune sezioni sono state dipinte di bianco e l’erba è morta.

Prima che il problema fosse risolto con la completa installazione dell’“AstroTurf”, il primo tappeto in erba sintetica, i padroni di casa hanno giocato parte di due stagioni su uno sterrato dipinto di verde.

Il prodotto originale del marchio AstroTurf è stato co-inventato nel 1965 da Donald L. Elbert, James M. Faria e Robert T. Wright. È stato brevettato nel 1965 dalla Monsanto e originariamente venduto con il nome “ChemGrass”. È stato rinominato come AstroTurf da un dipendente dell’azienda di nome John A. Wortmann dopo il suo primo impiego ben pubblicizzato proprio all’Astrodome di Houston nel 1966.

Le prime iterazioni del manto erboso a pelo corto hanno spazzato molti stadi importanti, ma il prodotto ha avuto bisogno di miglioramenti. Le preoccupazioni per la direzionalità e la trazione hanno portato il reparto R&D della Monsanto ad implementare un sistema in nylon testurizzato. Conferendo al nylon una struttura ondulata dopo l’estrusione, il prodotto è diventato molto uniforme.

Victims of Hurricane Katrina stay at the Astrodome stadium where 16,000 evacuees are receiving food and shelter in Houston, Texas September 4, 2005. The arena is being used as an intake facility where medical care is provided and evacuees of Hurricane Katrina are evaluated for assignment to other facilities. Pictures of the Year 2005 REUTERS/Carlos Barria CB/SA - RTRMLYO
Vittime dell’uragano Katrina ricoverate nell’Astrodome di Houston, il 4 settembre 2005 (Pictures of the Year 2005 REUTERS/Carlos Barria CB/SA – RTRMLYO).

 

La seconda generazione, intasata con sabbia

Quella che può definirsi l’erba di “seconda generazione” comincia a diffondersi negli anni ’70 in Europa con i primi campi da tennis e da calcetto in nylon o in polipropilene, sempre a pelo corto, intasati con sabbia.

Questo tipo di manto non è ancora in grado di essere appetibile per il gioco del calcio a undici: finchè non si arriva alla “terza generazione”, che vede l’impiego dei granuli di gomma come materiale da intaso aggiunto alla sabbia quarzifera.

Negli anni ’80, dunque, alcuni club calcistici britannici cominciano a realizzare campi in erba sintetica: si parla del Queens Park Rangers Loftus Road, del Luton Town Kenilworth Road, dell’Oldham Athletic Boundary Park e del Preston North End.

L’erba artificiale di questi anni è però molto più dura dell’erba naturale, tanto che cadute e infortuni risultavano più gravi: nel 1988 l’English Football Association vieta tali superfici, e negli anni ‘90 in USA molte squadre di football americano rimuovono l’erba artificiale dai propri stadi.

L’erba sintetica nel XXI secolo

Campioni di erba sintetica dei primi anni 2000, dall’archivio di tutterba.

Ma la ricerca prosegue, il filato diventa sempre più simile all’erba naturale; e siamo agli anni 2000. L’evoluzione della problematica viene seguita costantemente da Tsport, anche attraverso i convegni che si svolgono con frequenza su questo tema, dato il potenziale di 15.000 campi in erba italiani che necessitano di essere trasformati, e considerato il proliferare di studi e ricerche allo scopo di migliorare sempre più la qualità del tappeto artificiale.

Sia la FIFA che la UEFA hanno escluso che si possano giocare partite internazionali sull’erba sintetica. La UEFA però, nel 2002 comincia a sperimentare l’erba sintetica monitorando quattro stadi-pilota: il “Luzhniki” di Mosca, già allora dotato di erba artificiale; il nuovo stadio di Salisburgo, in fase di completamento; lo stadio Eyravallen di Orebro in Svezia, e lo stadio Ataturk di Denizli in Turchia, questi ultimi in costruzione. Le squadre delle rispettive città, collocate in climi e situazioni geoambientali diverse, si sono impegnate a giocare le partite in casa su erba sintetica per consentire lo svolgimento della ricerca.

Il Luzhniki Stadium di Mosca durante la partita Portogallo-Marocco del mondiale FIFA 2018 (foto Serg Stallone). Il Luzniki è stato uno dei pochi stadi europei ad usare un manto artificiale approvato dalla FIFA, installato nel 2002. Tuttavia nel 2018 per la finale di Champions venne posato un manto naturale temporaneo, e dal 2016 è stato adottato un manto ibrido (95% naturale rinforzato), che appare nella foto.
Il Luzhniki Stadium di Mosca durante la partita Portogallo-Marocco del mondiale FIFA 2018 (foto Serg Stallone). Il Luzniki è stato uno dei pochi stadi europei ad usare un manto artificiale approvato dalla FIFA, installato nel 2002. Tuttavia nel 2018 per la finale di Champions venne posato un manto naturale temporaneo, e dal 2016 è stato adottato un manto ibrido (95% naturale rinforzato), che appare nella foto.

Solo l’esito favorevole di due stagioni di test potrà dar luogo alla definitiva acquisizione di questo tipo di superficie per le competizioni di livello europeo. Con gli stessi criteri che sta adottando la UEFA, anche la FIFA richiede che un campo debba rispondere non a dei parametri costruttivi, ma a dei requisiti di rendimento che ne dimostrino la similarità con le superfici in erba naturale.

Ogni campo, una volta realizzato, viene sottoposto quindi a dei test, conformi a normative EN o anche specificamente creati per l’occasione, i cui risultati vengono analizzati dai pochi laboratori specializzati presenti in Europa.

Nel nostro Paese, la Lega Nazionale Dilettanti si è presa l’onere di condurre per prima la sperimentazione in coerenza con le direttive europee, che consentono peraltro, sui campi delle leghe minori, dei margini più ampi di validità ai test sperimentali. Il 7 gennaio 2002 la LND emana il primo “Regolamento per la realizzazione di campi in erba artificiale”, cui seguiranno, negli anni, successivi aggiornamenti.

A partire dal 2004 questo tipo di terreno viene usato in Italia con alcune delle squadre partecipanti al campionato di Serie D, come, nel 2005, il Gallipoli e il Manfredonia.

Tutterba

È del 2005 un congresso al Lingotto di Torino, in cui si dà ormai per scontato che l’erba sintetica sarà per il calcio la superficie del futuro. Nel 2006 nasce, dalla costola di TSPORT, la testata tutterba, che raccoglierà in 42 fascicoli dieci anni di evoluzione delle tecnologie e delle applicazioni sui campi sportivi in erba, naturale e sintetica (dal 2017 tutterba continua ad essere una sezione di Tsport ed ha un suo spazio sul web nel sito sport&impianti).

Un gruppo di lavoro costituito da tecnici della UEFA, FIFA e di una casa produttrice di erba sintetica conduce nel frattempo delle prove severe sul campo della Stadion Wals-Siezenheim a Salisburgo in Austria. Questo è il secondo campo in Europa a ricevere l’approvazione dopo il terreno della società olandese Heracles Almelo, autorizzata nell’agosto del 2007.

Nel 2010 sono stati equipaggiati di un terreno in erba sintetica lo Stadio Silvio Piola di Novara e, nel 2011, lo Stadio Dino Manuzzi di Cesena e lo Stadio Romeo Menti di Castellammare di Stabia.

Il resto, adesso, è cronaca.