Speciale pavimentazioni multisport: norme e regolamenti

Le Federazioni Sportive danno le indicazioni sui materiali da utilizzare per ciascuna disciplina, mentre le Norme Coni dettano criteri di scelta in assenza di specifiche prescrizioni federali.

Pubblicazione cartacea su: Tsport 343
norme e regolamenti pavimentazioni multisport
Palestra a Brogliano (VI), realizzazione di pavimento sportivo in resina (prod. Mapei).

Le norme Coni

Premettiamo subito che le “Norme CONI per l’impiantistica sportiva”, pur nella più recente riformulazione, prendono origine dalla Deliberazione CONI n. 851 del 15 luglio 1999: le relative tabelle allegate (fra cui la tabella A “Caratteristiche delle pavimentazioni sportive per attività e livello d’uso”) sono quindi datate di oltre vent’anni, e si comincia a far fatica nel farle corrispondere alla realtà tecnologica dei materiali odierni.
Va detto anche che ci possono essere impianti genericamente destinati ad attività motoria non regolamentata, e comunque non agonistica (palestre per attività di svago) che non sono tenuti a rifarsi alle norme sportive. È comunque opportuno, per la sicurezza degli utenti, tenere conto anche in questo caso di quanto è richiesto per i singoli sport che vi si possono praticare.

All’articolo 7.5 le citate Norme CONI dettano: “La pavimentazione dello spazio di attività dovrà essere adatta al tipo e al livello di pratica sportiva. A tal fine, dovranno essere seguite le indicazioni delle FSN e DSA interessate; per gli spazi polivalenti si dovrà tenere conto della compatibilità e della prevalenza di utilizzazione. In mancanza di altre indicazioni specifiche prescrizioni al riguardo da parte delle FSN e DSA si consigliano i criteri di scelta di cui alla tabella A”.
La tabella, dunque, costituisce un “consiglio” in mancanza di specifiche prescrizioni da parte delle singole Federazioni.
Dal prospetto riepilogativo che abbiamo riportato in questa pagina abbiamo escluso le indicazioni per “attività non agonistiche”, concentrando l’attenzione sulle pavimentazioni consigliate per attività agonistiche a livello locale (in arancione) o nazionale/internazionale (rosso).

La tabella dà utili indicazioni soprattutto per orientare la scelta nella progettazione di impianti multisport: saranno infatti da preferire i pavimenti che consentono di praticare indifferentemente diverse attività sportive. È il caso, ad esempio, degli sport indoor praticabili in un palazzetto con pavimentazioni in legno o in superfici sintetiche; o, per l’outdoor, il calcio e il rugby sull’erba sintetica, a patto, ovviamente, di garantire i rispettivi standard dimensionali.

Le norme delle Federazioni

Non tutte le Federazioni sportive, nei loro regolamenti, dettano specifiche prescrizioni per le superfici da adottare. In genere viene richiesta la planarità e/o caratteristiche idonee a garantire la scorrevolezza o, viceversa, il grip adeguato al regolare esercizio tecnico del gioco.
Alcuni sport, invece, sono strettamente regolamentati.
In questa sede non tratteremo delle superfici in erba, naturale o artificiale, per le quali rimandiamo al prossimo “Speciale”: omettiamo quindi di riferire le indicazioni della FIGC per il calcio.
Un’altra Federazione che riporta indicazioni molto dettagliate sulle superfici sportive è la FIDAL per l’atletica leggera attraverso la Circolare Tecnica, periodicamente aggiornata: ne abbiamo parlato su Tsport 339 con lo “Speciale Atletica”.
Per il tennis, la FIT rimanda alla classificazione delle superfici del campo dettata dalla Federazione internazionale attraverso la “Guida dell’ITF sugli standard di prestazione delle superfici dei campi da tennis”, che come è noto è volta a classificare gli impianti in base alla “velocità” di gioco: rimandiamo per questo approfondimento allo “Speciale Tennis” su Tsport 329.

È competenza della stessa Federazione il gioco del padel, per il quale “la superficie del campo può essere di conglomerato poroso o di cemento, di materiale sintetico o di erba artificiale, purché il materiale consenta il rimbalzo regolare della palla ed eviti l’accumulo di acqua”.
Il gioco delle bocce richiede impianti dalle caratteristiche specifiche, con superfici che favoriscano il rotolamento; la norma del regolamento tecnico FIB detta: “Il fondo, costruito con materiali ricavati direttamente dalla natura o con materiale composito sintetico, deve avere una scorrevolezza omogenea e consentire il regolare esercizio tecnico del gioco”.
La FCI, nel “Regolamento tecnico dell’attività agonistica settore Pista” non prevede materiali obbligatori per la superficie dei velodromi: in base alle Norme CONI, dunque, il legno è il materiale indicato per le attività a livello nazionale o internazionale, mentre asfalto, cemento, o superficie in resina epossidica sono suggeriti per le attività agonistiche locali.
L’hockey indoor, di competenza della FIH, qualificandosi come una variante al chiuso dell’hockey su prato, rimanda alle superfici sportive esistenti in palazzetti e palestre: ne parliamo quindi più avanti, a proposito di pallacanestro e pallavolo.

L’hockey su pista è uno sport diverso dal precedente, e giocandosi su pattini a rotelle rientra nella competenza della FISR; in tal caso, come per il pattinaggio artistico, il regolamento, ripreso da quello internazionale, richiede “una superficie piatta e liscia, non scivolosa e che consenta una adeguata adesione del pattino, come legno, cemento, o altro”.
Per lo squash, la FIGS non precisa i materiali da utilizzare: “Il pavimento del campo di gioco deve essere duro, levigato, capace di assorbire una piccola quantità di umidità senza diventare scivoloso, avere una buona elasticità e costituire un solido punto di appoggio in normali condizioni di gioco”. Non molto diffusi in Italia, i campi da squash sono prevalentemente in parquet, o secondariamente in superficie sintetica.
La Palla Tamburello, regolamentata dalla FIPT, se giocata in esterno richiede la terra battuta rossa dei campi da tennis; se indoor, “la pavimentazione del campo di gioco dovrà essere in uno dei seguenti materiali: legno, pvc, gomma, linoleum, erba sintetica o pavimentazione di cemento perfettamente liscia”.
Per la pallamano, infine, la FIGH non detta prescrizioni specifiche.
Menzioniamo poi gli sport su sabbia, per i quali il concetto di superficie sportiva è ovviamente relativo: le rispettive federazioni, competenti per i corrispondenti sport tradizionali (tennis, volley, handball) specificano le caratteristiche della sabbia da utilizzare.

Pallacanestro e pallavolo

Le federazioni competenti per la pallavolo (FIPAV) e per la pallacanestro (FIP) hanno previsto indicazioni più dettagliate per i diversi livelli di gioco.
Per la pallavolo, “La superficie deve essere piana, orizzontale ed uniforme. Essa non deve presentare alcun pericolo di infortunio per i giocatori. È vietato giocare su superfici rugose o scivolose. Per le competizioni mondiali ed ufficiali FIVB, le superfici in legno o in materiale sintetico sono le sole permesse. Ogni superficie deve essere precedentemente omologata dalla FIVB”.
Per la pallacanestro, il regolamento FIP determina il livello degli impianti da gioco in base a dimensione, capienza di spettatori e livello di attività. La classificazione va dal livello Base (fino a 200 spettatori) a Silver (sottoclassi 1 e 2), fino a Gold (oltre 3.500 spettatori). Per il livello Base, “anche se l’uso del parquet è fortemente consigliato risulta consentito anche l’uso di pavimentazione in gomma, linoleum o PVC”. Invece, per i livelli Silver e Gold “è consentito solo ed esclusivamente l’uso di pavimentazione in parquet. Non sono consentite pavimentazioni in parquet incollate direttamente al sottofondo”.

A livello internazionale, il regolamento FIBA divide gli impianti in tre livelli: il livello Gold italiano va equiparato al livello 1 FIBA (competizioni di massimo livello); il livello 2 riguarda tutte le altre competizioni ufficiali FIBA e quelle nazionali di alto livello, il livello 3 tutte le altre competizioni nazionali. In ogni caso, i prodotti da utilizzare per le competizioni FIBA devono essere specificamente approvati e certificati in base al regolamento “Equipment & Venue Approval Programme”.
Queste prescrizioni sono significative in relazione alla scelta di pavimentazioni nell’ambito di palazzetti o palestre destinate a divere discipline sportive, come vedremo più avanti.

Le norme UNI

Individuata, in base alle norme dettate dalle Federazioni sportive, la tipologia di materiale utilizzabile, andiamo a vedere quali sono le norme tecniche che regolano la materia.
In Italia l’ente di unificazione (UNI) opera sulla materia attraverso la Commissione UNI/CT 020 “Impianti ed attrezzi sportivi e ricreativi”, che ad oggi è presieduta dall’architetto Marco Ducci. Con riferimento al corrispondente internazionale, fra le commissioni competenti rientra anche la CEN/TC 217 “Surfaces for sports areas”.
L’attività normativa internazionale ha attualmente in corso una serie di lavori di revisione ordinaria e di proposta di nuovi metodi di prova per le diverse pavimentazioni sportive e loro componenti a seguito delle nuove richieste o esigenze specifiche del mercato, in considerazione della costante evoluzione tecnologica dei materiali finalizzata a migliorare la durabilità, la sicurezza e la performance atletica per ogni attività sportiva.
In particolare, ad oggi l’unica norma armonizzata nel mondo sportivo è la EN 14904, relativa alle pavimentazioni indoor, di cui parliamo qui di seguito.
Per le superfici outdoor in erba sintetica è in corso la revisione della norma EN 15330, mentre una norma specifica gli altri tipi di surfici sintetiche da esterni il riferimento è la EN 14877 del 2013. Sono inoltre in revisione o in progetto una serie di altre norme che riguardano essenzialmente i metodi di prova sui materiali.

La norma UNI EN 14904:2006

“Superfici per aree sportive – Superfici multi-sport per interni – Specifiche”
La norma è volta a specificare “i requisiti delle superfici per impianti multisport per interni. Essa tratta anche i sistemi di superfici che includono sia gli strati di sostegno sia quelli superiori, prefabbricati, realizzati in loco od ottenuti con una combinazione delle due soluzioni.” La norma, esplicitamente non si applica ai campi da tennis.
Pur non essendo ancora vigenti, è opportune notare le ulteriori specificazioni contenute nella revisione in corso (articolata in tre parti, pubblicate nel 2019): la trattazione delle pavimentazioni multisport si applica anche agli impianti dedicati specificamente a singole discipline: pallavolo, pallacanestro, badminton, calcetto, pallamano; inoltre, l’educazione fisica è considerata come un uso multisport.
Le pavimentazioni sportive indoor sono suddivise innanzitutto in tre classi, in funzione delle caratteristiche di deformazione sotto la pressione del piede.


Area Elastic
– pavimentazione flessibile con un’ampia area di deformazione intorno al punto di applicazione del carico. Appartiene tipicamente a questa categoria il parquet sportivo in legno. Questo specifico comportamento biomeccanico rende queste superfici sportive particolarmente idonee per la pratica del basket, per il calcio a 5 e, in misura minore, per la pallavolo.
Point Elastic – pavimento flessibile e morbido dove la deformazione nella parte superficiale è molto legata alla dimensione dell’area di applicazione del carico: la flessione avviene solo in corrispondenza del punto di applicazione o vicino ad esso. Vi appartengono i pavimenti in resina e resilienti (gomma, pvc).
Combi Elastic – pavimento del tipo ad area elastica con uno strato superiore a punto elastico: la deformazione è ampia intorno al punto di carico, ma superficialmente è più direttamente legata alla dimensione dell’area di applicazione del carico. A questa categoria appartengono i pavimenti resilienti posati su un substrato in legno.
Ai fini della sicurezza in uso, la norma divide le pavimentazioni a loro volta in 4 categorie in funzione dei requisiti di:

  • resistenza allo scivolamento;
  • diminuzione della forza (ossia assorbimento degli urti);
  • deformazione verticale standard.

Gli ulteriori requisiti tecnici richiesti riguardano il rimbalzo della palla, la resistenza agli impatti, ai carichi rotanti, all’usura, l’impronta residua dopo carico statico, la brillantezza speculare, la reazione al fuoco, l’emissione di formaldeide e di pentaclorofenolo.
I relativi metodi di prova, come si è detto, sono attualmente in parte oggetto di revisione.