Speciale palazzetti e palestre: dalla città alla scuola

Una tipologia di impianto sportivo intercambiabile tra le esigenze della città e quelle della scuola: il palazzetto sportivo comunale aperto alla didattica e la palestra scolastica aperta alla città.
Con lo Speciale pubblicato su TSPORT 347 ne esaminiamo tipologie, norme, attrezzature, problemi di gestione, caratteristiche degli spogliatoi, esempi.

Pubblicazione cartacea su: Tsport 347
Palestra nel Centro Scolastico di Bollate (Mi). Foto BG/Tsport.

Palazzetti e palestre: le tipologie

Se partiamo da un titolo come “palazzetti e palestre” apriamo un mondo che non potrebbe mai essere racchiuso in venti o trenta pagine di una rivista.

Ecco il perché del sottotitolo “dalla città alla scuola”. Prendiamo in esame il progetto dello spazio sportivo chiuso – palazzetto o palestra – in relazione alla sua funzione polivalente nei confronti dell’utenza cittadina e di quella scolastica. È escluso, quindi, il tema del vero è proprio “palazzo dello sport”.

La duplice tipologia del palazzetto e della palestra scolastica è infatti “permeabile” in entrambe le direzioni: da un lato, la palestra comunale, eventualmente ben strutturata tanto da chiamarsi palazzetto, non aggregata ad uno specifico istituto scolastico, aperta però all’uso didattico per una o più scuole del circondario prive di spazi autonomi; dall’altro, la palestra scolastica che, anche per una maggiore economicità di gestione, viene aperta nelle ore extra-scolastiche, alle società sportive del territorio.

Il tema, come vedremo, è già ricco di implicazioni, progettuali e gestionali; non sarà quindi questa la sede per entrare in dettagli tecnici dei quali, peraltro, abbiamo già parlato in precedenti “Speciali” di Tsport. Fra i più recenti:

Tornando alla individuazione di una tipologia specifica del palazzetto/palestra, possiamo rilevare, dal nostro osservatorio privilegiato sugli impianti sportivi italiani, la realizzazione negli ultimi anni di molti edifici multisport di livello comunale, dotati di un limitato numero di posti a sedere per il pubblico, commisurati al potenziale bacino di utenza delle associazioni sportive territoriali. L’esigenza di queste strutture è in primo luogo quella di essere omologabili per gli sport che vi si andranno a praticare, con le misure quindi dettate dai regolamenti federali.

Beninteso, anche per le palestre prettamente scolastiche è opportuno che i campi di gioco siano conformi alle norme – in particolare per basket e volley -, anche se i requisiti minimi necessari, come vedremo, sono quelli dettati dai decreti ministeriali sulla scuola.

Le due tipologie si distinguono soprattutto per la presenza o meno dei posti per il pubblico: che in una palestra destinata esclusivamente alla attività didattica possono mancare, benché sia auspicabile prevedere la possibilità che l’impianto venga affittato anche alle società sportive, che di pubblico hanno bisogno.

Quanto ai servizi accessori, gli spogliatoi richiedono in entrambi i casi gli stessi requisiti: è quello che vedremo più avanti in un capitolo specifico di questo speciale.

Lo sport a scuola: la situazione oggi

Nella scuola degli anni ’60 (grembiule nero e fiocco azzurro: ognuno attinge ai ricordi che gli competono) si potevano incontrare per strada scolaresche, in fila per due o per tre, migranti da un edificio scolastico (privo di palestra) a un altro (con palestra) per svolgere l’ora di educazione fisica.
Quale è oggi la situazione delle palestre scolastiche in Italia lo possiamo delineare attraverso le statistiche offerte da Openpolis, la Fondazione che raccoglie ed elabora dati in campo economico e sociale (*).
Secondo i dati forniti dal ministero dell’istruzione (Miur), relativi al 2018, nel nostro Paese le scuole dotate di impianti sportivi sono meno della metà (40,8%): parliamo di 16.865 su 40.160 istituti. Gli alunni/studenti di metà degli edifici scolastici italiani devono quindi, ancor oggi, “migrare” verso altri istituti o recarsi nelle palestre comunali per svolger l’ora di educazione fisica. Solo, senza fiocco e grembiule.

(*) I dati relativi alla scolarità sono raccolti da Openpolis con l’impresa sociale “Con i Bambini” per realizzare I contenuti dell'”Osservatorio povertà educativa #conibambini”, nell’ambito del fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. I dati sono messi a disposizione in formato aperto, così da poterli analizzare in relazione con altri dataset di fonte pubblica, con l’obiettivo di creare un’unica banca dati territoriale sui servizi. Possono essere riutilizzati liberamente per analisi, iniziative di data journalism o anche per semplice consultazione. La fonte dei dati utilizzati per l’articolo è il Miur.

I bandi del PNRR

La necessità di incentivare l’edilizia scolastica è sempre emersa nel corso dei decenni, dando luogo a iniziative ministeriali di varia entità. Venendo ai nostri tempi, un’attenzione particolare alla parte riguardante l’attività fisica è stata data dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza con il bando specificamente varato per le palestre scolastiche (ne abbiamo parlato nel webinar di Sport&Impianti del 14 febbraio scorso, al cui reportage rimandiamo per tutti gli approfondimenti).
Le graduatorie relative ai contributi assegnati su questo bando sono state pubblicate dal Ministero dell’istruzione lo scorso luglio. Il bando era rivolto sia alla nuova costruzione che alla messa in sicurezza di palestre esistenti, con uno stanziamento iniziale di 300 milioni, ai quali il Ministero stesso ha aggiunto 31 milioni di propria competenza.
Con tale somma sono stati finanziati 444 interventi, di cui 298 su palestre esistenti e 146 per nuove costruzioni. Rispettando il criterio che prevede il 40% dello stanziamento a favore del Mezzogiorno, le regioni che hanno ottenuto il maggior numero di interventi finanziati sono la Campania (70), la Sicilia (54), la Basilicata (48), la Calabria (42). Ricordiamo che le domande pervenute fino alla scadenza del bando erano state 2.859, per un ammontare di 2,8 miliardi di richieste: a conferma delle pressanti esigenze di rinnovamento provenienti dalla scuola.
Le graduatorie complete sono consultabili all’interno di questo articolo.


Ma l’intervento del PNRR sulle scuole non si ferma qui. Con un bando del dicembre scorso, sotto il programma “Rivoluzione verde e transizione ecologica”, è stato previsto l’investimento “Costruzione di nuove scuole mediante sostituzione di edifici”, che ha portato alla individuazione di 212 nuove scuole da realizzare in tutta Italia con uno stanziamento di 1.189 milioni di euro. Il bando prevedeva l’individuazione delle aree destinate alla realizzazione delle nuove strutture, mentre la loro progettazione è stata affidata a un ulteriore concorso, bandito ai primi di luglio, “finalizzato all’acquisizione di proposte ideative e progettuali per la realizzazione di edifici innovativi dal punto di vista architettonico, strutturale e impiantistico. Scuole altamente sostenibili, inclusive, accessibili e capaci di garantire una didattica moderna e una piena fruibilità degli ambienti, anche attraverso il potenziamento degli impianti sportivi”.
Il concorso si rivolge a ingegneri e architetti iscritti ai rispettivi Ordini professionali. Sono previste due fasi. Nella prima, i partecipanti dovranno elaborare proposte ideative per la costruzione delle nuove scuole connesse a una o più aree tra le 212 già individuate. Le commissioni giudicatrici sceglieranno, per ciascuna area, le migliori 5 proposte, che accederanno così alla fase successiva. La seconda fase prevede, invece, la realizzazione di progetti di fattibilità tecnica ed economica. A valutare i progetti saranno fino a un massimo di 20 commissioni. Il progetto migliore per ciascuna delle 212 aree riceverà un premio e diventerà di proprietà degli enti locali beneficiari che provvederanno ad affidare le fasi successive della progettazione e i lavori.
Torna così l’occasione di realizzare l’impianto sportivo scolastico, che in questi 212 casi sarà inserito di diritto.
Al 25 agosto, data di scadenza del bando, erano pervenute 1.737 candidature, e le 20 commissioni hanno lavorato fino al 7 ottobre per scegliere i progettisti da ammettere al secondo grado del concorso.

L’andamento degli appalti

Attraverso il nostro osservatorio degli appalti, i cui risultati vengono mensilmente riportati attraverso la newsletter Costruendo, abbiamo verificato l’andamento dei lavori effettivamente in corso – indipendenti quindi dai futuri interventi finanziati dal PNRR – sulle palestre scolastiche. Lo abbiamo fatto analizzando i dati degli appalti pubblicati negli ultimi 12 mesi (da agosto 2021 a luglio 2022).
In dodici mesi le gare di appalto pubblicate ammontano a 68 bandi, di cui 48 afferenti ai Comuni (singoli o aggregati), cui competono le scuole primarie, e 20 alle Province (o Città Metropolitane) per le scuole secondarie.
Nel 44% dei casi gli interventi riguardano la realizzazione di nuove palestre soprattutto a carico delle province. Va precisato inoltre che in 8 casi l’appalto è riferito di fatto a migliorie in palazzetti comunali (efficientamento energetico, messa in sicurezza, ampliamento, ecc.) non direttamente collegati a un istituto scolastico.
Ultimo dato statistico, l’ammontare degli importi a base di gara risulta essere mediamente di 892.757 euro per i bandi comunali e quasi il doppio, 1.637.553 euro, per quelli provinciali, complessivamente, l’importo medio per un appalto di nuova costruzione è di 1.434.003 euro.
Il dato, unito a quello delle richieste di finanziamento rivolte al PNRR, conferma l’urgenza che corre nelle scuole italiane riguardo alla necessità di adeguare le dotazioni impiantistiche per lo sport.

La progettazione tra norme e direttive

Il DM 18 dicembre 1975 – Norme tecniche aggiornate relative all’edilizia scolastica, ivi compresi gli indici di funzionalità didattica, edilizia ed urbanistica, da osservarsi nella esecuzione di opere di edilizia scolastica.

Nonostante il tempo trascorso da allora, il Decreto Ministeriale del 1975 rimane il riferimento di legge per la realizzazione delle palestre nelle scuole italiane (ad eccezione, come vedremo, della Provincia Autonoma di Bolzano): gli stessi bandi del PNRR fanno riferimento alle tipologie descritte al punto 3.5.1 di tale Decreto.

Le palestre sono classificate in quattro categorie:

  • tipo A1: unità da 200 mq più i relativi servizi per scuole elementari da 10 a 25 classi, per scuole medie da 6 a 20 classi, per scuole secondarie da 10 a 14 classi.
  • tipo A2: due unità da 200 mq più i relativi servizi per scuole medie da 21 a 24 classi, per scuole secondarie da 15 a 23 classi;
  • tipo B1: palestre regolamentari da 600 mq più i relativi servizi, aperte anche alla comunità extrascolastica, per scuole secondarie di secondo grado (da 24 a 60 classi) (divisibili in tre settori); ma utilizzabile da non più di due squadre contemporaneamente;
  • tipo B2: palestre come le precedenti con incremento di 150 mq per spazio per il pubblico e relativi servizi igienici.

Va detto subito che alla luce delle esigenze di oggi i 200 mq della palestre “minima” sono largamente insufficienti, anche se il DM precisa che “per la scuola elementare la palestra, obbligatoria negli edifici da 10 a 25 classi, può essere di forma non collegata a dimensioni di campi per giochi agonistici, in quanto l’attività ginnica che vi si svolge è di carattere ludico”; e d’altra parte anche un campo di pallavolo (18×9 metri) non potrebbe esservi inserito nemmeno limitando a un metro le fasce esterne di sicurezza. Nelle scuole con meno di 10 classi “l’attività ginnica si svolge nella sala per attività collettive opportunamente attrezzata”.

Solo nelle scuole secondarie di secondo grado “le dimensioni e le caratteristiche della palestra dovranno essere tali da poter contenere un campo regolamentare di pallacanestro, secondo le norme CONI-FIP”.

Il DM del 1975 indica inoltre le superfici per attività all’aperto:

i) per la scuola media:

  • – pista da 4 o 6 corsie di almeno 100 metri, oltre gli spazi partenze ed arrivi;
  • – impianti per il salto in alto ed in lungo;
  • – pedana per il lancio del disco;
  • – campo sportivo polivalente (pallacanestro, pallavolo, pallamano, possibilmente tennis);

ii) per le scuole secondarie di 2° grado:

  • – pista da 4 a 6 corsie di almeno 100 metri oltre gli spazi per partenze ed arrivi;
  • – impianti per il salto in alto, in lungo e con l’asta;
  • – pedana per il lancio del peso e del disco;
  • – campo sportivo polivalente (pallacanestro, pallavolo, pallamano, possibilmente tennis).

La Circolare del Ministero della Pubblica Istruzione n. 222 del 16 febbraio 1987Allegato: norme tecniche per l’edilizia scolastica. Normativa tecnica per la realizzazione di impianti sportivi polivalenti in uso comune a più scuole.

In realtà questa circolare fu diramata per l’attuazione dei programmi regionali di edilizia scolastica dotati di impianti sportivi polivalenti di uso comune a più scuole, previsti dal DL 1 luglio 1986 n. 318 convertito nella legge 9 agosto 1986 n. 488: di fatto non ha quindi alcun valore al di fuori di tale circostanza ormai superata.
È comunque utile sapere quali tipologie di spazi erano previsti per le palestre finalizzate ad un uso polivalente, ed esplicitamente aperte anche alla città:

  • Tìpo P1: Unita delle dimensioni minime di m 15 x 15 x 4 h. Attività sportive consentite: ginnastica (parziale), lotta, pesi, judo;
  • Tipo P2: Unità di m 24 x 18 x 7 h, di cui minimo m 24 x 15 x 7 h destinati all’attività sportiva. Attività sportive consentite: come il tipo P1 ed inoltre: ginnastica, pallavolo, scherma.
  • TìpoP3: Unità di m 32 x 24 x 7 h, di cui minimo 32 x 21 x 7 h destinati alle attività sportive. Attività sportive consentite: come per il tipo P2 ed inoltre: pallacanestro.
  • TipoP4: Unità di m 45 x 27 x 7 h, di cui minimo m 45 x 24 x 7 h destinati alle attività sportive. Attività sportive consentite: come per il tipo P3 ed inoltre: pallacanestro, tennis.


Le dimensioni sono riferite allo spazio netto interno al vano palestra e, per le tipologie P2, P3 e P4 sono comprensive dello spazio occorrente per la zona spettatori.
Le palestre di tipo P3 e di tipo P4 dovranno risultare divisibili trasversalmente, mediante divisori mobili (tipo reti, tende o simili) rispettivamente in due ed in tre parti di uguale superficie per l’uso parzializzato.
La circolare indicava poi le misure standard per gli spazi all’aperto per attività polivalenti, per l’atletica leggera, le piscine.
Per ciascun tipo di scuola venivano infine indicate le tipologie di palestre e spazi sportivi esterni da adottare.
Sovrapponendosi alle vigenti disposizioni, i contenuti della circolare indicavano anche la dotazione minima di attrezzature per ciascun tipo di palestra, dotazione già regolamentata da una precedente circolare del 1983 (di cui parliamo in un altro articolo).

Le norme in Provincia di Bolzano

A scanso di equivoci, il Decreto Legislativo 16 aprile 1994, n. 297Approvazione del testo unico delle disposizioni legislative vigenti in materia di istruzione, relative alle scuole di ogni ordine e grado” chiariva, all’articolo 84 (Competenze delle regioni a statuto speciale in materia di edilizia scolastica), che “a norma dell’articolo 5 del decreto del Presidente della Repubblica 1 novembre 1973 n. 687 sono esercitate dalle province di Trento e Bolzano, per il rispettivo territorio, le attribuzioni degli organi centrali e periferici dello Stato in materia di edilizia scolastica”.


Ecco dunque il Decreto del Presidente della Provincia di Bolzano 23 febbraio 2009, n.10, contenente il “Regolamento di cui all’articolo 10 della legge provinciale 21 luglio 1977, n. 21 – Direttive per l’edilizia scolastica”.
Sin dai primi articoli, il regolamento altoatesino apre gli impianti scolastici alla città: “La costruzione di edifici distinti per tipo di utilizzo è difficilmente sostenibile dal punto di vista finanziario; è pertanto preferibile realizzare per tutto il bacino di utenza un unico centro scolastico e culturale.
Tale centro deve essere in grado di ospitare una scuola dell’infanzia, una scuola elementare ed eventualmente una scuola media inferiore, come pure un asilo nido, locali per i giovani, per le associazioni e per il tempo libero, nonché sale per manifestazioni culturali ed impianti sportivi” (art. 2 comma 2).


Per quanto riguarda nello specifico le palestre, le tipologie sono individuate in:

  • palestra per la ginnastica PG,
  • palestra piccola PP,
  • palestra normale PN,
  • palestra per lo sport PS.

Le dimensioni della palestra vanno progettate in funzione del tipo di scuola e del numero delle classi ai sensi della tabella allegata (qui sotto).
Come si vede, le dimensioni previste sono più adeguate rispetto ai minimi previsti dal DM del 1975.

Le linee-guida del 2013

Norme tecniche-quadro, contenenti gli indici minimi e massimi di funzionalità urbanistica, edilizia, anche con riferimento alle tecnologie in materia di efficienza e risparmio energetico e produzione da fonti energetiche rinnovabili, e didattica indispensabili a garantire indirizzi progettuali di riferimento adeguati e omogenei sul territorio nazionale. Emanate l’11 aprile 2013 dal Ministero dell’istruzione dell’università e della ricerca di concerto con il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti con il Ministro dell’ambiente.

La parte dedicata agli impianti sportivi, in queste linee-guida, pur non superando le prescrizioni minime dettate dal DM dl 1975, descrive – senza rigorismi dimensionali – delle indicazioni di massima improntate a una generica ragionevolezza.
Focalizzandoci sulle palestre, oggetto del nostro approfondimento, leggiamo che “Lo spazio palestra è destinato allo sviluppo motorio, ma può essere utile per favorire le relazioni sociali, permettendo lo svolgimento di feste, assemblee, spettacoli, ed è opportuno che sia collegabile con pareti scorrevoli a scomparsa allo spazio della Piazza – Agorà”.
La scelta della tipologia di palestra deve tenere conto della dimensione della scuola, ma anche della presenza di altri impianti sportivi nell’area circostante.


Le tipologie potranno essere:

  • piccola palestra per attività motorie;
  • palestre per giochi di squadra con campi di dimensione amatoriale;
  • impianti attrezzati opportunamente conformati per la pratica di discipline sportive e giochi di squadra, adatti anche ad un uso extrascolastico. In questi casi sarà da considerare la possibilità di inserire alcuni spazi da destinare al pubblico, con ingressi dedicati, percorsi separati e adeguati servizi igienici;
  • impianti sportivi di esercizio destinati ad attività regolamentate, ma non agonistiche, di avviamento, di supporto e di preparazione alle attività agonistiche, con dotazione di piccole tribune per il pubblico occasionale;
  • impianti sportivi agonistici strutturati in modo da consentire attività agonistiche ufficiali con presenza di pubblico, con tribune adeguate alla stima di presenze che dipende dalla situazione al contorno.
    È comunque opportuno che impianti strutturati per giochi di squadra siano affiancati anche da impianti sportivi complementari adatti ad attività diverse ed individuali: ginnastica, fitness, attività per il mantenimento dello stato di benessere fisico ed emotivo.