Speciale Efficienza Energetica – Verso una nuova generazione di impianti sportivi

Riprendiamo le considerazioni fatte quattro anni fa sulle pagine di Tsport nella rubrica “Impianti etici/impianti sostenibili”, scoprendo con sorpresa che sono tuttora assolutamente attuali.

Pubblicazione cartacea su: Tsport 336
L’Amsterdam Arena, oggi Johan Cruijff Arena, nei Paesi Bassi. Ristrutturato nel 2017, è dotato di 4.200 pannelli fotovoltaici (foto Aerovista Luchtfotografie / Shutterstock).

Con questo intervento vorrei introdurre una analisi dettagliata delle caratteristiche salienti che rendono un edificio virtuoso sotto l’aspetto della efficienza energetica e della sostenibilità. Per meglio comprendere alcuni principi fondanti mi avvarrò del confronto con uno dei sistemi di certificazione più diffusi ed autorevoli al mondo: il LEED Certificate.

Al momento non sono moltissimi gli esempi di edifici sportivi che possono vantare il possesso di questa importante certificazione; tuttavia, soprattutto negli Stati Uniti, non sono infrequenti le richieste di certificazione soprattutto per gli edifici di maggiore dimensione.

Per meglio comprendere i parametri oggettivi presi come riferimento nella valutazione dei singoli progetti, mi soffermerò sugli aspetti di carattere generale cercando di puntualizzare meglio gli elementi qualificanti del comprensorio in cui è inserito il complesso sportivo per completare successivamente l’analisi dei fattori intrinseci.

Estádio Nacional Brasília (Nationalstadion) Projektart: Direktauftrag 2008 Projektbeschreibung: Planung der Überdachung und umlaufender Aussengalerie und Rampenanlage über bereits geplanter Stadionbowl des Architekten Castro Mello (die wiederum eine Komplettierung des Stadionfragments aus den 60er Jahren ist) Entwurf: Volkwin Marg mit Hubert Nienhoff Partner: Hubert Nienhoff Projektleitung: Martin Glass Director gmp do Brasil: Ralf Amann Arbeitsgemeinschaft mit schlaich bergermann und partner, Stuttgart; Castro Mello Arquitetos, São Paulo. Bauherr: Construtora Andrade Gutierrez S.A Sitzplätze: 70.000 Bauzeit: 2010-2013
Stadio nazionale Mané Garrincha a Brasilia. Progetto Von Gerkan, Marg und Partner, 2013, Certificato LEED Platinum (archivio Tsport).

 

I caratteri generali del progetto

Il campo di analisi è ovviamente molto vasto ma per rendere la lettura più agevole mi limiterò ad individuare i principali:

  • attenta scelta del contesto di inserimento dell’edificio;
  • puntuale progettazione approfondita su ogni singolo elemento del processo di realizzazione e d’utilizzo;
  • attenta valutazione dell’impatto ambientale subito e causato dalla realizzazione e dall’utilizzo dell’edifico;
  • previsione delle caratteristiche di riuso o dell’impatto ambientale relativo alle procedure di demolizione e di gestione dei singoli elementi strutturali dell’edificio.

Relativamente alla scelta del contesto di inserimento, cominciamo col dire che spesso tale elemento non risulta essere preminente, essendo altri aspetti estrinseci preponderanti riguardo alla valutazione delle oggettive qualità (valutazione degli aspetti immobiliari dell’area, parametri urbanistici, proprietà dell’area, etc). Tuttavia il sistema di certificazione del LEED attribuisce una particolare importanza a tutti quegli aspetti legati alla salubrità complessiva del contesto ambientale, al clima medio annuo ed alle eventuali suscettibilità di eventi meteorologici estremi, alla presenza o meno di inquinanti nel suolo, alla connessione con la rete dei trasporti pubblici ed alla loro qualità, la presenza di reti alternative di trasporto ecologico, etc. Ciò nonostante, come si sa nella pratica, è proprio il fattore contestuale a determinare il futuro successo gestionale di un impianto sportivo.

Riguardo alla progettazione ogni approfondimento ulteriore potrebbe apparire pleonastico ma è bene specificare che in questo caso il termine progettazione inteso sottintendendo il successivo aggettivo “funzionale” appare maggiormente integrato al termine “gestionale” cioè a garantire la priorità assoluta delle caratteristiche che garantiranno il massimo rispetto dei requisiti ambientali e di contenimento energetico nell’ottica di ottenere le migliori performance economiche. Concepire la passivazione termica dell’edificio, il recupero delle acque meteoriche, rispettare i principi di ventilazione naturale, ridurre le emissioni all’esterno sono concetti imprescindibili nell’ambito della progettazione e devono essere posti alla base in ogni approccio propedeutico ad un corretto lavoro.

Peraltro, progettare bene un edifico sportivo non appare solamente una necessità deontologica nei confronti della committenza, ma rappresenta una prerogativa del patto fra generazioni: concepire un edificio attento al peso dell’impronta ambientale è un atto morale dall’indiscutibile valore etico.

Non possiamo però non considerare che deriva soprattutto da una approfondita esperienza maturata nel settore: troppo spesso, infatti, ci celano dietro realizzazioni decisamente mal riuscite la mancanza di specializzazione e di conoscenze specifiche da parte del progettista. Quante volte infatti abbiamo visto esaurirsi, dietro l’utilizzo esclusivo dei pannelli fotovoltaici, tutta la virtuosa applicazione delle conoscenze in tema di sostenibilità.

Come sanno bene i lettori che ci seguono, è l’utilizzo di un attento sistema di interventi multidisciplinari che permette di giungere ad un effettivo riscontro ed è proprio per questo che i sistemi di certificazione sono così attenti anche alle fasi di approccio iniziale.

L’attenta analisi dell’impatto ambientale subita o causata dall’intervento non deve essere colpevolmente emarginata ad un aspetto di dettaglio o alla voce “ulteriori aspetti generali”. Senza procedere con la sterile elencazione di casi emblematici può valere come esemplificativo il caso del riuso di edifici sportivi in contesti ambientali o socioeconomici profondamente trasformati: il caso degli stadi e dei palazzetti che, progettati e realizzati nel tessuto urbano secondo logiche di viabilità e trasporti profondamente diversi dagli attuali, possono far incorrere i progettisti, e lo fanno quasi costantemente, in pericolosi errori di valutazione determinando, di conseguenza, un repentino decadimento del sistema di trasporto locale con un conseguente abbassamento della qualità della vita.

Stadio nazionale Mané Garrincha a Brasilia. Progetto Von Gerkan, Marg und Partner, 2013. Cetificato LEED Platinum. Foto Marcus Bredt (pubblicato su Tsport 297).
Stadio nazionale Mané Garrincha a Brasilia. Progetto Von Gerkan, Marg und Partner, 2013. Cetificato LEED Platinum. Foto Marcus Bredt (pubblicato su Tsport 297).

La previsione dell’impatto a fine vita

Questa riflessione mi permette di introdurre un ulteriore elemento di riflessione riguardante la progettazione sostenibile: l’essenzialità della previsione economica e gestionale dei singoli componenti costituenti l’impianto sportivo una volta terminato il ciclo d’uso. Già oggi, chi si accinge a sostituire le pavimentazioni sintetiche dei campi di calcio a undici a sette o cinque giocatori, chi smantella una pista di atletica leggera etc. è portato a stupirsi della particolare complessità nella gestione del rifiuto speciale, specialmente a causa della non uniforme legislazione regionale, che determina costi e procedure di smaltimento non irrilevanti. Se il ragionamento venisse esteso considerando la moltitudine di componenti, spesso non più separabili, costituenti le singole parti di un edificio (pavimentazioni, pareti speciali, coperture, opere strutturali, tamponamenti esterni, rivestimenti ed impianti speciali, etc.) ci accorgeremmo che l’aver concepito, oltreché il piano di manutenzione, anche un vero e proprio “Piano di demolizione e smantellamento parziale o completo dell’edificio o dei suoi componenti” avrebbe fatto sicuramente riflettere sull’opportunità o meno di intraprendere scelte progettuali dettate per la gran parte da consuetudini d’uso o valenze estetiche assolutamente in contrasto con l’opportunità di sostenibilità ambientale.

Con tale strumento ci si accorgerebbe che concepire un luogo dove sarà ubicato un impianto sportivo, scegliere i migliori partner nell’esecuzione (progettisti, imprese, tecnici verificatori e collaudatori), realizzare un’opera secondo le migliori aspettative funzionali, estetiche, economiche ed affidarne la gestione ai migliori operatori sul mercato, potrebbe non esaurire le indispensabili ed opportune analisi preliminari.

Lo stadio Mercedes-Benz di Atlanta, negli Stati Uniti, è il primo stadio sportivo professionale a ricevere una certificazione LEED platinum. L’ illuminazione a LED permette di risparmiare fino al 60 percento di energia elettrica, i 4.000 pannelli solari fotovoltaici riducono il consumo energetico del 29 percento rispetto a uno tradizionale. Progetto HOK Sport, 2017 (Foto Google Earth).
Lo stadio Mercedes-Benz di Atlanta, negli Stati Uniti, è il primo stadio sportivo professionale a ricevere una certificazione LEED platinum. L’ illuminazione a LED permette di risparmiare fino al 60 percento di energia elettrica, i 4.000 pannelli solari fotovoltaici riducono il consumo energetico del 29 percento rispetto a uno tradizionale. Progetto HOK Sport, 2017 (Foto Google Earth).

Il funzionamento del “sistema edificio”

Proseguo dunque l’analisi soffermandomi in particolare sugli aspetti qualificanti intrinseci delle strutture e cioè analizzando nel dettaglio il funzionamento del “sistema” edificio.

Completata l’analisi dei fattori esterni che influenzano il giudizio del singolo edificio passo quindi ad esaminare le altre categorie di requisiti la cui analisi, ed il conseguente soddisfacimento, sono essenziali nella classificazione finale di una struttura:

  • Gestione efficiente delle acque;
  • Aspetti conseguenti alla gestione dell’energia ed alle conseguenze della presenza dell’edificio nell’atmosfera;
  • Materiali utilizzati e risorse;
  • Qualità ambientale interna;
  • Coefficiente di innovazione garantito dal progetto.

L’analisi riguardante la gestione efficiente delle acque prende in esame una serie articolata di aspetti che va dalla capacità di ridurre e controllare i consumi di acqua verso l’esterno e verso l’interno, la possibilità di contabilizzare e segnalare prontamente gli eventuali picchi negativi o le alterazioni di sistema, fino all’utilizzo dell’acqua delle torri di raffreddamento od in generale del riuso di quello industriale.

Tale capitolo assume maggiore importanza quanto più la latitudine si spinge verso climi più estremi o aridi o nei paesi in via di sviluppo dove la captazione e la potabilizzazione delle risorse idriche rappresentano ancora uno sforzo particolarmente impegnativo.

La monitorizzazione e la contabilizzazione dei consumi devono essere inseriti necessariamente in un contesto che gli anglosassoni definiscono di “smart buiding” cioè quel processo in grado di creare edifici in grado di assommare ai prerequisiti di passività acustica e termica un funzionale sistema di controllo istantaneo dei principali parametri.

La seconda categoria elencata è quella che assomma il peso più rilevante in termini di punteggio premiante (31 punti su 110) e prende in esame quegli elementi tecnologici in grado di “leggere” concretamente la qualità dell’edifico. Ne fanno parte la preanalisi delle potenze energetiche interessate, la loro ottimizzazione d’uso (programmazione dei consumi stabili nelle ore più favorevoli della giornata), gestione di base dei fluidi refrigeranti, presenza di sistemi avanzati di contabilizzazione dei consumi, produzione energetica da fonti rinnovabili, utilizzo di energia verde e compensazione delle emissioni. A questi principali io aggiungerei anche l’oculata scelta degli elettrodomestici e di tutti gli apparecchi funzionali al comfort interno dell’edifico in un’ottica basso emissiva sia per quanto riguarda l’energia di funzionamento che di rumore.

Vi è poi la categoria relativa ai materiali utilizzati ed alle risorse, che in parte abbiamo già esaminato all’inizio, che riguarda sostanzialmente l’analisi del ciclo dei rifiuti sia prodotti nel corso della costruzione e soprattutto nel corso della gestione ordinaria dell’edificio. Si tratta di esaminare, ed opportunamente gestire, i tempi di stoccaggio momentaneo, i cicli di prelievo differenziato e l’inertizzazione visiva degli stessi. Fa parte della categoria anche lo stoccaggio e la raccolta dei materiali riciclabili e soprattutto la verifica del periodo di vita dell’edifico ed il relativo controllo dell’impatto sul sistema ambiente: tutti noi conosciamo i nefasti esiti della abnorme produzione edilizia atta a colmare il disagio abitativo degli anni ‘50, ‘60 e ‘70 che ancora oggi rappresenta una delle cause principali della scarsa qualità dell’aria delle nostre città.

Per quanto riguarda la qualità ambientale interna vengono presi in considerazione numerosi aspetti di varia natura: si va dalle caratteristiche dei materiali utilizzati, al comfort termico, al valore delle prestazioni acustiche dei materiali, all’utilizzo o meno di spazi confinati per i fumatori, alla natura della luce e dell’illuminamento naturale ed artificiale fino alle caratteristiche degli affacci e della vista.

Il Castelão Arena di Fortaleza, in Brasile, è stato il primo, nel 2012, a completare i lavori di ristrutturazione per la Fifa World Cup 2014 e il primo stadio in Brasile ad ottenere la certificazione LEED. Il 92% del legno utilizzato nella costruzione è stato certificato FSC. La copertura è trattata con un materiale riflettente per ridurre il guadagno di calore solare. Durante la costruzione, il 97% dei rifiuti è stato riutilizzato e riciclato (Foto Brastock/Shutterstock).
Il Castelão Arena di Fortaleza, in Brasile, è stato il primo, nel 2012, a completare i lavori di ristrutturazione per la Fifa World Cup 2014 e il primo stadio in Brasile ad ottenere la certificazione LEED. Il 92% del legno utilizzato nella costruzione è stato certificato FSC. La copertura è trattata con un materiale riflettente per ridurre il guadagno di calore solare. Durante la costruzione, il 97% dei rifiuti è stato riutilizzato e riciclato (Foto Brastock/Shutterstock).

Ultimo ma non ultimo

L’ultimo punto è, a mio avviso, uno dei fondamentali: probabilmente è anche poco premiato nella classificazione attuale (4 punti su 110) ma in un prossimo futuro c’è da augurarsi lo sia sempre di più. Il coefficiente di innovazione di un edificio rappresenta senza dubbio la vera espressione della volontà del committente e della professionalità del progettista e riguarda spesso un campo probabilmente ancora inesplorato: gli architetti in particolare, lo si sarà capito dalla elencazione dei parametri sopra riportati, sono molto più interessati alla scoperta di ambiti nuovi non ancora percorsi, ricercano costantemente l’ottimizzazione funzionale di un componente, di un materiale, perfino della relazione di uno spazio in un conteso ben definito. Non si potrebbe rappresentare altrimenti, soprattutto nella impiantistica sportiva, la primogenitura in certe soluzioni più volte rappresentate sulle pagine di Tsport dal sottoscritto: cito ad esempio l’utilizzo dei venti dominanti nell’orientamento degli edifici, la corretta scelta delle specie arboree interne ed esterne agli edifici, ai prolungati studi sull’uso di materiali passivi nell’involucro dell’edifico, etc.

Il fine ultimo di un qualificato team di progettisti non è solamente il mero utilizzo dei più innovativi apparecchi o l’uso delle più avanzate tecniche costruttive ma è soprattutto pervenire a quella ottimizzazione esemplare che rende assolutamente mirabile un progetto e la realizzazione ben congegnata.

Questo articolo fa parte dello Speciale Efficienza Energetica / Tsport 336.

Nella colonna a destra (“Articoli correlati”) sono raggiungibili gli altri articoli dello Speciale, in corso di pubblicazione sul portale.