Bagnoli: dal Parco dello Sport alla Balneolis futura

L’insediamento industriale dell’ILVA-Italsider è stato dismesso a partire dal 1992, e da allora l’area è in attesa di un piano di rigenerazione urbana che sia realmente attuabile.
Oggi si riparte con il concorso internazionale Bagnoli UrbaNAture, vinto dal raggruppamento di professionisti guidato da Federico Bargone, cui si affiancherà il recupero del mai entrato in funzione “Parco dello Sport” di Pica Ciamarra.

Pubblicazione cartacea su: Tsport 346
L’area dell’ex italsider di Bagnoli in una foto del 2020 (by Baku/ lic. Creative Commons)

Due milioni e mezzo di metri quadrati: è la superficie dell’area industriale di Bagnoli, quartiere a ovest della città di Napoli, già occupata da una fitta rete di edifici industriali incentrati sullo stabilimento siderurgico dell’ILVA (o, a seconda dei periodi storici, Italsider), insediato nel 1910.
L’insediamento industriale è stato dismesso a partire dal 1992, e da allora l’area è in attesa di un piano di rigenerazione urbana che sia realmente attuabile, a dispetto delle eterne controversie sull’assegnazione degli appalti, le difficoltà di gestione, l’effettuazione delle imponenti bonifiche dagli scarti industriali.
Nel 2006 TSPORT pubblicava la notizia dei tre bandi indetti da Bagnolifutura (società di trasformazione urbana il cui pacchetto azionario era detenuto da Comune di Napoli, Regione Campania e Provincia di Napoli) per il ridisegno dell’area di Bagnoli, con particolare riguardo per il progetto del “Parco dello Sport”, disegnato da un raggruppamento di professionisti guidati dallo Studio Pica Ciamarra e Associati International.
Il progetto venne realizzato, e i lavori completati nel 2010. Il Parco dello Sport fu inaugurato, pur nell’incertezza procedurale circa l’affidamento della gestione dell’impianto, ma non venne mai aperto al pubblico: la magistratura nel 2013 poneva sotto sequestro i terreni contestando la modalità di svolgimento della bonifica che avrebbe lasciato nel sottosuolo parte dei residui tossici industriali.
Da allora gli impianti vanno lentamente degradando sia per la mancata cura che per gli atti vandalici che hanno sottratto tutti i materiali e le attrezzature asportabili.

Ad oggi Invitalia (l’Agenzia nazionale per lo sviluppo, di proprietà del Ministero dell’Economia), su incarico del Governo, è il soggetto attuatore del programma di bonifica e rilancio dell’ex area industriale di Bagnoli, per il quale ha indetto fra l’altro il concorso internazionale Bagnoli UrbaNAture, rivolto ai principali studi di architettura nazionali e internazionali ed eseguito secondo quanto stabilito dal Codice dei Contratti Pubblici, vinto lo scorso anno dal raggruppamento di professionisti guidato dall’architetto Federico Bargone. Sulla base del planivolumetrico prodotto dai vincitori del concorso, a conclusione della relativa Conferenza di Servizi, il 25 agosto 2021 il Commissario straordinario del Governo per la bonifica ambientale e la rigenerazione urbana dell’area di rilevante interesse nazionale Bagnoli-Coroglio ha adottato le modifiche e le integrazioni alle Norme Tecniche di Attuazione dello stralcio urbanistico del vigente Programma di Risanamento Ambientale e di Rigenerazione Urbana (PRARU), rendendo attuabile l’intervento di rigenerazione.

Il Parco dello Sport
(da Tsport 249 – maggio giugno 2006)

Il “parco dello sport” sorgerà su un’area di 35 ettari tra il costone della collina di Posillipo e via Cattolica. In base al progetto redatto dal raggruppamento temporaneo di professionisti guidati dallo studio Pica Ciamarra e Associati International, il terreno sarà rimodellato per dare corpo a un sistema “a tre crateri”, che riprendono la morfologia tipica dell’organizzazione vulcanica dei Campi Flegrei. La superficie dei crateri permetterà la realizzazione di impianti per attività sportiva in tre ambiti, tra loro divisi e quindi separatamente gestibili: il primo cratere – esteso su 19.500 metri quadrati – sarà destinato ai giochi su erba come calcio a cinque e a undici e calciotto; il secondo cratere – il più grande, ampio 24.500 metri quadrati – prevede sei campi polivalenti con pavimentazione in mateco e quattro campi tennis in terra rossa. Infine, il terzo cratere – il più piccolo, 12.500 metri quadrati – ospiterà una pista per pattinaggio su ghiaccio da 800 metri quadrati, utilizzabile anche per l’hockey su ruote, e due campi polivalenti. Fuori dai crateri sarà allestita un’area che consentirà di praticare tiro con l’arco, ci saranno piazzole ricreative per bocce, skate, roller e aree per attività motorie libere come marcia, corsa, pattinaggio e ciclismo. Al margine ovest sarà realizzato un camping e un biolago da 3000 metri quadrati – simbolo del parco – e al margine est un arboreto mediterraneo. Nel progetto è compresa anche la realizzazione di una pista ciclabile che consentirà la percorribilità longitudinale di tutto il parco. Sono previsti infine interventi di basso impatto ambientale lungo il piede del versante della collina di Posillipo per l’azione di messa in sicurezza. Il costo complessivo della realizzazione sarà di 29,7 milioni di euro di cui 22,5 di fondi Por Campania e poco più di 7 di cofinanziamento di Bagnolifutura.

Il Parco dello Sport dovrà necessariamente integrarsi nella pianificazione della restante area oggetto di concorso. Il primo luglio, Invitalia ha pubblicato il bando di gara per l’affidamento congiunto dei servizi tecnici di progettazione esecutiva, servizi e lavori, per gli interventi di bonifica del lotto Parco dello Sport (per un importo di oltre 14 milioni), che dovrebbero consentire di recuperare gli impianti sportivi esistenti. La gara si chiude il 13 settembre, e i tempi contrattuali per la progettazione ed esecuzione dei lavori di bonifica ammontano a due anni. In queste pagine richiamiamo alla memoria il Parco dello Sport di Pica Ciamarra e approfondiamo le linee progettuali della proposta di Federico Bargone.

BALNEOLIS E LA NUOVA STAGIONE FELIX
(dalla relazione di concorso)

Nell’approccio moderno e poi contemporaneo alla progettazione di nuovi paesaggi su scala territoriale, gli indirizzi posti come prioritari dal presente intervento di trasformazione sono stati finalizzati alla attenta riscoperta delle matrici storiche e della memoria collettiva dei luoghi. Dai risultati della nostra ricerca sull’identità profonda di questa valle, stretta tra Posillipo e i Campi Flegrei, nasce il racconto del progetto: lo studio delle mappe, dei disegni settecenteschi, degli usi agricoli, delle antiche varietà da frutta, delle memorie storiche e recenti sulle sue fonti termali, legando poi tutto alle più moderne tracce dell’uso industriale del Sito.
Così facendo si sono aperte numerose ed inaspettate opportunità per rendere unico il racconto del parco, enfatizzando anche le connessioni con l’intorno: la collina di Posillipo quale sfondo paesaggistico e polmone di naturalità per la nuova rete ecologica, il quartiere di Bagnoli e di Fuorigrotta in un dialogo generato dalle quinte dei nuovi edifici e dalle aperture al mare attraverso il viale rettilineo (da noi denominato “miglio borbonico”), la larga fascia nord destinata a parco urbano, Il waterfront che da attuale asse carrabile è trasformato in boulevard pedonale al servizio di una nuova balneazione ecocompatibile.
Il parco avrà, inoltre, come elemento di visibilità privilegiato la strada che, scollinando Posillipo, discende verso la valle di Bagnoli: un punto di vista “a volo d’uccello” che aprirà lo sguardo verso la nuova identità paesaggistica di Bagnoli, verso i frutteti del “bosco produttivo”, le sue radure circolari adagiate nel contesto del verde, i cromatismi stagionali delle innumerevoli presenze botaniche.

L’idea progettuale, Integrazione e continuità territoriale

L’idea della trasformazione del Sito (cioè di una metamorfosi che rigenera l’intera area ex industriale, abusata e inquinata per oltre un secolo) consiste nel ritorno all’ideale di “Campania FELIX”, declinato secondo una interpretazione contemporanea del suo genius loci, espressa attraverso l’esaltazione dei caratteri naturali, agricoli, cromatici, estetici e del benessere propri di questo lembo di Campania, che, come asserivano i Romani, era fertile ma anche “felice”.
Dalla collina di Posillipo (zona di riserva generale) scende e torna la natura che, arrivata in pianura si configura e si articola in tre diversi ambiti:

  • il parco naturale, lato Posillipo: il recupero di un ambiente naturale, la rete ecologica che unisce il mare alla collina;
  • il parco produttivo, al centro: il ritorno alle coltivazioni, vera identità storica facilmente desumibile dalle antiche mappe, vite, boschi fruttiferi, agrumi ma di specie antiche ed autoctone;
  • il parco urbano, lato Bagnoli: più vicino e funzionale al quartiere residenziale e alle nuove costruzioni che qui si insedieranno.

I tre layers verdi si integrano attraverso le radure circolari, di cui alcune identificano e valorizzano le archeologie industriali, altre caratterizzano aree verdi tematiche nella sovrapposizione delle tre tipologie. La natura si spinge lungo la fascia costiera, fino quasi a lambire il mare dove torna la duna e i tipici laghetti retrodunali.

Assetto urbanistico ed integrazione con l’intorno

La configurazione del parco, oltre a riattivare i caratteri tipici del luogo e della tradizione declinati nei tre ambiti già descritti (quello naturalistico, lato Posillipo, quello fruttifero e produttivo al centro ed infine quello urbano, lato Bagnoli), innesca nuove relazioni con il contesto paesaggistico/territoriale:
1) con il mare, dove la nuova oasi naturalistica dunale, attraversata da via Coroglio, costituisce l’espansione del parco verso la spiaggia;
2) con Bagnoli dove il nuovo inserimento contemporaneo delle aree 2a1 e 2a2 incontra l’ambito urbano del parco verso il quale il miglio borbonico ne definisce il margine, attivando nuove dinamiche di connessione e d’uso;
3) con via Diocleziano e con il Rione Cavalleggeri, dove i nuovi inserimenti del villaggio residenziale 1f, il centro ricerca Basic 4a1 e 4a2, il borgo lineare 3g1 e 3g2, il mix funzionale delle aree 3a e 3g4 (comprensive del mercato coperto e del faro verde) strutturano il prolungamento del tracciato di via Cocchia, ulteriore margine tra città e parco. L’impianto edilizio dei nuovi volumi è organizzato a partire dal tessuto esistente, i cui principi sono tradotti in chiave contemporanea valorizzando lo spazio interstiziale come elemento primario di qualità diffusa e di ricucitura con l’esistente. Su questa griglia regolare si organizzano elementi variamente declinati, la cui ricchezza tipologica asseconda il programma a base di concorso con una eterogeneità di linguaggi tali da garantire un complessivo senso di orientamento e piacevolezza di insieme.
La prevalente tipologia lineare, con poche eccezioni, segue un’articolazione variegata ed organica, dove slittamenti longitudinali, variazioni altimetriche e di raccordo dei livelli fondono la città contemporanea a quella consolidata, ne contengono l’impatto volumetrico percepibile, assicurando al contempo armonia compositiva e relazione funzionale con il parco e con le imponenti emergenze architettoniche delle archeologie industriali. Un grande unicum il cui obiettivo è l’estensione dell’idea di parco. Un nuovo paesaggio non solo naturale, ma anche urbano.

Disegno del parco urbano e del waterfont, connessioni ambientali

Una superficie di circa centocinquanta ettari, il rapporto con il mare, la collina di Posillipo e il quartiere di Bagnoli, la feracità dei campi e le acque termali; nasce da questi spunti la “base genetica” del progetto di ricomposizione paesaggistica in un Sito che, per oltre cento anni, ha subìto continue offese alla sua identità più profonda. La rete ecologica immaginata – lunghe fasce di bosco naturalistico che dal mare permeano tutto il parco per poi ricollegarsi, attraverso un ponte, alla collina di Posillipo – costituisce il “sistema vascolare” di uno spazio di natura in evoluzione, dove i princìpi di rete ecologica saranno declinati con la massima attenzione scientifica. Un bosco che sarà anche palestra preziosa per le future attività didattiche del Parco Scientifico collegate alla conoscenza della vegetazione dei nostri territori meridionali. Il criterio generatore del Parco di Bagnoli è tutto nella riscoperta della sua anima antica: le terre storicamente destinate alla frutticoltura e viticoltura e l’abbondanza di acque termali della grande caldera vulcanica flegrea sono uno spunto progettuale troppo forte per non raccoglierne l’eco. Il termalismo ha, infatti, un ruolo importante nella futura organizzazione del Parco (vedi “radura del benessere”). Ma il più radicato genius loci echeggia dal rapporto tra le diverse tipologie di “bosco”: alla struttura del “bosco naturalistico” meandriforme si sovrappone, con linee volutamente arrotondate ed organiche, il “bosco produttivo”, fatto di antiche varietà di vitigni e di fruttiferi con la fascia del parco urbano, che guarda verso Bagnoli, ad avvolgere le aree a maggiore presenza insediativa. Una traccia, da nord verso sud, che è ribadita anche dal waterfront, dai laghetti-oasi, dove la natura prende il sopravvento: luoghi di sosta per tanta fauna migratoria, essi costituiscono per gli uccelli di passo (anatidi, rallidi, ardeidi) vere e proprie corsie privilegiate, soprattutto nei tratti più vicini al mare, perché la fascia costiera è il canale di scorrimento lungo la quale si inseriscono le correnti migratorie. In ultimo, non indifferente, il contatto con il mare, nuovamente balneabile e raggiungibile attraverso innumerevoli discese dalla pista dell’ex tracciato di via Coroglio, trasformato in luogo di frequentazione e di socialità.

Tracciati privilegiati

Il disegno del parco è caratterizzato da un doppio sistema connettivo che lo attraversa e lo relaziona ai propri bordi, parallelo alla costa, con le connessioni longitudinali, in direzione mare, con quelle trasversali. Si aggiungono le due ulteriori dorsali principali di margine, via Coroglio, lungo la costa, rinnovato e trasformato, il miglio borbonico (dalla sua lunghezza di circa 1800 m), che congiunge il molo esistente alla porta del parco, affiancato ed ispessito in alcuni tratti dai nuovi volumi. Due dorsali funzionali e strategiche, al contempo panoramiche e di grande suggestione.
Le discese a mare raccordano via Coroglio alla spiaggia, mentre una serie di zampette, rampe e scale, raccordano la quota del miglio alla quota del parco, sostenendo e collegando il tracciato ciclo-pedonale al suolo.
L’insieme dei percorsi morbidi e sinuosi che attraversano il parco, quindi, sia in direzione longitudinale che trasversale, lo collegano alle radure circolari, ai suoi margini, sia in modalità carrabile che pedonale e ciclabile, alla viabilità esistente e prevista dal Praru, oltre che alle nuove infrastrutture metropolitane, stazione Fabbrica in corrispondenza del grande Centro Benessere, (servito in forma carrabile direttamente dalla rotonda di via Cocchia), e stazione Nisida in corrispondenza del giardino didattico di ingresso al parco.
Il piano del parco, inoltre, è raccordato con continuità lungo i suoi bordi, verso via Bagnoli attraverso una serie fluida di gradonate verdi che compensano il dislivello, lungo le quali sono distribuiti i volumi residenziali, verso la spiaggia in graduale discesa verso mare, dove le propaggini estreme delle connessioni trasversali ed una serie di discese risolvono il dislivello, ad est e verso la porta del Parco, verso via Cocchia, attraverso rilevati e sistemazioni dei pendii verdi e alberati.
Il recupero dei 500.000 mc di colmata ipotizzati a base di gara sono ampiamente riutilizzati non solo per i raccordi di bordo dei vari margini, ma anche per la realizzazione dei rilevati del “giardino dell’incontro” e del “giardino delle sculture” (che ricopre interamente il parcheggio multipiano).

Fattibilità, sostenibilità ambientale, sostenibilità economica

Le dimensioni dell’area e la varietà degli interventi proposti determinano la necessità di pianificare le fasi di lavoro e i relativi tempi di realizzazione in modo da poter ottenere, come risultato, un Parco interamente fruibile nel ragionevole tempo di cinque anni dall’inizio delle opere. La scelta di destinare una notevole parte del parco a interventi di ricomposizione ambientale (il “bosco naturaliforme” planiziale) e di impianto frutticolo non specializzato (il “bosco produttivo” biologico della frutticoltura di varietà antiche e della viticoltura) se da un lato abbatte drasticamente le complessità realizzative (ed in parte anche quelle, successive, di tipo gestionale), di contro incrementa in modo esponenziale il suo livello di sostenibilità ambientale ed economica. Il suo disegno, unitamente al progetto e alla ubicazione della “radura del benessere” lo mette in relazione con la struttura già realizzata del Parco dello sport, integrando e rendendo quest’ultima perfettamente funzionale, nel più generale progetto.
Le produzioni agricole saranno quasi tutte lavorate in loco, immaginando la chiusura della filiera produttiva attraverso la trasformazione e la vendita (cantina, fabbrica del benessere). Le aree più propriamente produttive potranno essere lavorate coinvolgendo, ad esempio, la comunità locale, la comunità dei ragazzi del carcere di Nisida, in un rapporto collaborativo di apprendimento, condivisione e partecipazione indispensabile per questo tipo di trasformazioni urbane complesse. Il Parco Scientifico troverà, nella presenza del “bosco naturaliforme”, una preziosa palestra per le future attività didattiche collegate alla conoscenza della vegetazione dei nostri territori meridionali. La grande radura del benessere con la sua “fabbrica” rossa porterà il termalismo e la cura del corpo nuovamente al centro dell’attenzione di Bagnoli, come è giusto che sia. La vicinanza al già realizzato Parco dello sport, alla stazione della metropolitana e della funivia, attiveranno, per il Parco, una nuova e interessante linea economica, così come fu in Bagnoli nell’epoca della pre-industrializzazione. Anche l’altro caposaldo economico dell’antica Bagnoli (il mare) sarà recuperato grazie alla trasformazione del waterfront e alla sua ritrovata balneazione ecocompatibile.
Per un Parco caratterizzato da tutte queste articolazioni è naturale pensare ad un modello gestionale complesso che accolga in sé capacità gestionali di tipo economico-produttivo ad altre più squisitamente manutentive. La soluzione potrebbe essere individuata in un unico Ente pubblico/privato (Fondazione Balneolis) che controlli la manutenzione del Parco e che governi i processi produttivi della filiera agricola, del benessere, dello spettacolo e della balneazione.

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