Il golf di Caiolo

SPECIALE OUTDOOR – Capitolo 26
Il Sentiero Valtellina, nel tratto di media valle tra Morbegno e Sondrio, si trova ad attraversare il campo da golf di Caiolo. Tsport ha pubblicato nel 2010 il progetto di ampliamento dell’impianto, da 9 a 18 buche.

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Percorrendo il sentiero nel bosco ripariale, ci si trova ad allontanarsi temporaneamente dalla sponda dell’Adda, e ci si può tranquillamente affacciare, da entrambi i lati, sui lisci parterre delle buche: il golf infatti non è recintato, e si dispone a integrarsi nel paesaggio senza barriere.

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L’intervento di raddoppio del vecchio golf a 8 buche, è stato realizzato nel 2010 in soli dodici mesi, risultato notevole data l’estensione dell’area interessata e considerando la stagione invernale durante la quale, a causa del gelo – protrattosi quell’anno fino a marzo inoltrato – i lavori sono rimasti fermi.

Realizzato operando su una superficie di circa 260.000 metri quadrati e con uno spostamento complessivo di terreno pari a oltre 180.000 metri cubi, sul nuovo percorso sono stati realizzati laghetti per una superficie totale di circa 84.000 metri quadrati, un impianto fisso di irrigazione con oltre 450 irrigatori che assicurano la pressoché completa bagnatura del manto erboso e la piantumazione di nuove 1.500 piante di specie autoctone.

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Il percorso, che si sviluppa in lunghezza affiancando il fiume Adda nei comuni di Caiolo e Cedrasco, è di taglio moderno ed è stato realizzato rimodellando il terreno originariamente piatto e inserendo ostacoli di acqua e di sabbia, ma soprattutto nascondendo qualche sottigliezza che consente di non annoiarsi mai, risultando così gradito ai giocatori di ogni livello e adatto a gare anche di spessore.

 

Il progetto di un campo da golf

Gli input progettuali, dal punto di vista innanzitutto ambientale, possono riassumersi nei seguenti obiettivi: destinazione di una gran parte della superficie a bassa coltivazione; riduzione al minimo di aree a forte antropizzazione, fatte salve le esigenze di gioco; contenimento, nei limiti delle aree destinate a fairway; ottenimento del rapporto tra rough e aree di gioco superiore a 2; inserimento paesaggistico; mantenimento di aree umide o biotopi tipici locali (se presenti); mantenimento della vegetazione arborea esistente e inserimento, in funzione di questa, di nuove piantumazioni con essenze autoctone; utilizzo di essenze da prato tipicamente autoctone; mantenimento di strade e sentieri presenti in sito.

Il progetto deve inoltre tener conto che l’aspetto golfistico si deve adattare alla situazione ambientale ma non deve dimenticare le esigenze di gioco. Pertanto il percorso deve essere versatile: all’occorrenza facile, piacevole, o decisamente impegnativo all’occorrenza; ogni buca deve essere ricordata per un aspetto tipico: lunghezza, piacevolezza al gioco, presenza di ostacoli particolari, posizione con vista particolare sul paesaggio; ogni buca, per effetto di un’attenta progettazione deve poter essere giocata, di volta in volta, con strategie di gioco diverse; il terreno del golf deve essere facilmente manutenzionabile e di conseguenza essere sempre in buone condizioni di gioco; il percorso deve essere progettato in modo tale da non risultare faticoso e con tutte le strutture accessorie nelle vicinanze della club house; devono infine essere evitate palesi situazioni di pericolo.

Nel caso del golf Valtellina, nel particolare, in alcune aree sono stati previsti interventi di scavo e riporto di terreno, previa asportazione dello strato superficiale del suolo ricco di humus; quest’ultimo è stato poi nuovamente steso e utilizzato come il letto di semina per il nuovo prato.

Come “messa a verde” si intendono tutte le operazioni inerenti, la preparazione e la semina delle aree di gioco e la situazione arborea. In alcune di queste, denominate piazzole d’arrivo (greens), vengono utilizzati materiali inerti come ghiaia e sabbia silicea al fine di creare un drenaggio ottimale. In tutte le altre aree invece, le semine sono fatte sul terreno originario, opportunamente sminuzzato (fresatura) e livellato per essere seminato.

In molte aree dove non sono state realizzate operazioni di movimento terra, il cotico erboso preesistente è stato completamente salvaguardato.

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Le essenze erbacee utilizzate nelle operazioni di semina delle aree di gioco appartengono alle specie già presenti in loco e quindi tipicamente autoctone; in particolare si tratta di Agrostis palustris, Festuca rubra rubra, e Lolium perenne.

La piantumazione, infine, comprende la messa a dimora di piante autoctone per la realizzazione di una alberatura di copertura e strategica.

(le foto di questo articolo sono di BG e FP per sport&impianti)