La sfida del clima nella progettazione dei campi sportivi in erba

Introduzione al tema dello Speciale di TSPORT dedicato alla manutenzione dei campi in erba: dal trend climatico alla scelta delle specie da utilizzare per i manti naturali.

Pubblicazione cartacea su: Tsport 350
(Ph. Shutterstock)

L’annata appena conclusa è stata contrassegnata da notevoli anomalie climatiche, che si inquadrano in un trend complessivamente orientato ad una modifica globale dei parametri di riferimento pluriennali.

Mi sono espresso in termini così generali, in quanto occorre fare delle opportune distinzioni.

A livello globale la temperatura media dell’aria è in costante aumento almeno dalla fine degli anni ’80: nelle nostre regioni la differenza misurata nell’ultimo trentennio rispetto al trentennio 1961-90 arriva a sfiorare i 2 gradi centigradi, ed aumento grosso modo proporzionalmente all’aumento di concentrazione dell’anidride carbonica nell’atmosfera.

Senza indagare, in questa sede, sulle cause (antropiche, naturali, o miste), dobbiamo dare atto che questo andamento si riscontra perfettamente – e anche in misura maggiore rispetto ad altre aree del globo – nel nostro Paese.

L’anno 2022 è stato complessivamente il più caldo di sempre in Italia (come risulta dei dati dell’ISPRA, -l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), considerando l’anomalia di tutti i mesi (se ci limitiamo alle temperature estive, ad esempio, non è stato battuto il record del 2003).

Contemporaneamente, in Italia (e più incisivamente nelle regioni settentrionali) il 2022 ha registrato una carenza di precipitazioni, che in Piemonte e Lombardia non ha precedenti. A Milano è piovuto un terzo della media; e fino al momento in cui scriviamo (metà aprile 2023) la siccità ha continuato a manifestarsi facendo temere in una imminente crisi per le risorse idriche a disposizione. Peraltro, arrivare all’estate con i terreni asciutti ne provoca il surriscaldamento sotto l’azione del sole, amplificando ulteriormente le temperature, come è avvenuto lo scorso anno e anche nell’estate-record del 2003.

I due aspetti – riscaldamento globale e siccità – non vanno però confusi. Il primo è un trend conclamato, il secondo corrisponde a una fase, che non trova riscontro nel corso del tempo (si veda, anche in questo caso, il grafico proposto dall’ISPRA come media nazionale). Da un mese all’altro, la quantità di precipitazioni potrà sostanzialmente cambiare.

Ciò non toglie che, trovandoci oggi a dover gestire un impianto vegetazionale, dobbiamo fare i conti con una sommatoria di nuove esigenze, dovute a questi fattori: temperature più elevate (con minor frequenza delle gelate e aumento dei giorni con oltre 30 gradi); forti sbalzi nella disponibilità idrica, tra lunghi periodi siccitosi e fenomeni improvvisi e abbondanti.

Nella progettazione di un campo sportivo in erba naturale (o naturale rinforzata), la scelta delle essenze da impiegare diventa fondamentale: la progressiva adozione di specie macroterme (delle quali vengono sperimentate varietà sempre più adatte al calpestio e agli stress termici) anche nelle regioni più fresche è un indizio dei nuovi orientamenti dettati dagli agronomi.

Sul tema dell’aridità, invece, non vanno fatte scelte affrettate: la chiave di riuscita dei campi sta nel sottofondo che deve offrire un drenaggio adeguato, ossia sufficiente a smaltire l’acqua di un forte temporale (che può avere valori istantanei di oltre 300 mm/h, ossia 5 mm in un minuto), ma non tale da rimuovere totalmente l’umidità dal terreno, pena la sofferenza delle piantine.

Il monitoraggio e la manutenzione

Operata la giusta scelta progettuale, va da sé che diventa fondamentale la qualità della manutenzione, tema specifico dello Speciale proposto da TSPORT 350.

A monte dei programmi di manutenzione deve esserci in modo tassativo il monitoraggio dei parametri fisici del manto e dell’atmosfera. Trattamenti, tagli e irrorazioni saranno tanto più efficaci quanto puntualmente correlati con le risultanze dei relativi parametri.

Con una stazione di rilevamento microclimatico vanno acquisiti i dati istantanei relativi ad aria, suolo, luce, vento e precipitazioni. Le stazioni disponibili sul mercato sono leggere e facilmente collocabili sul campo rimuovendole quando il campo è in uso. I dati vengono trasmessi a intervalli ravvicinati a una centralina che li andrà a elaborare.

Tipicamente la stazione acquisisce i dati di temperatura, pressione e umidità atmosferica; velocità e direzione del vento; intensità della radiazione luminosa; evapotraspirazione della superficie erbosa; temperatura, contenuto d’acqua, salinità del suolo. Con un’apposita app i dati vengono elaborati per consentire la programmazione degli interventi.

Il gestore del verde avrà poi a disposizione una serie di altri strumenti per verificare la rispondenza del terreno alle caratteristiche prestazionali richieste dal suo manto: compattezza della superficie e rimbalzo e rotolamento della palla fra tutti.

Una volta pianificata la manutenzione, si apre la scelta delle macchine per effettuare gli interventi: sarà l’oggetto della seconda parte dello Speciale (vedi “articoli collegati” nella colonna di destra).


Microterme e macroterme

Gli stress climatici cui siamo sottoposti in questi anni hanno portato ad amplificare l’attenzione sulla scelta delle specie vegetali più adatte per i nostri campi sportivi. Queste le differenze tra il gruppo delle macroterme e le microterme.

Microterme

Le graminacee di maggiore interesse tra le microterme sono la Agrostis stolonifera, la Festuca (nelle varietà arundinacea, rubra «commutata», rubra «rubra»), il Lolium perenne e la Poa pratensis (da sinistra a destra nell’immagine sopra, disegni tratti da “Flora of North America”, vol. 24, Utah State University).

La loro caratteristica fondamentale è di essere adatte ai climi continentali, mantenendo la loro colorazione verde nei mesi invernali, anche con temperature sotto lo zero, senza presentare ingiallimenti.

L’attività vegetativa è significativa nel periodo primaverile e autunnale, mentre si arresta in estate e in inverno. Nel periodo estivo, con temperature superiori ai 30 gradi, le microterme possono entrare in sofferenza e necessitano di abbondante irrigazione (dell’ordine di 10 litri per mq al giorno) affinché non muoiano.

Macroterme

Le Macroterme comprendono graminacee come il Cynodon dactylon, il Paspalum vaginatum, la Zoysia japonica e il Pennisetum clandestinum (da sinistra a destra nell’immagine).

Un tappeto erboso di macroterme ha una altissima resistenza al calpestio essendo l’apparato radicale molto profondo. Inoltre, ha un basso bisogno di acqua (circa 4 litri al mq al giorno). Inoltre, le macroterme hanno una crescita molto lenta richiedendo quindi un minor numero di tagli.

Hanno la loro maggiore spinta vegetativa con temperature sopra i 30 gradi, mentre l’attività si riduce nelle stagioni intermedie.

Durante l’inverno le macroterme entrano in dormienza e pertanto ingialliscono, riprendendola colorazione verde nella successiva stagione primaverile.

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