La vera storia delle Tokyo Toilets

Parliamo di arredo urbano e di pubblici servizi, di architettura e di rigenerazione urbana. E anche di un film.

La Toilet trasparente progettata da Shigeru Ban per il parco Haru-no-Ogawa (le pareti diventano opache quando l’utente si chiude dentro). Foto Syced (lic. Creative Commons).

Se abbiamo visto l’ultimo film di Wim Wenders, “Perfect Days”, palma d’oro a Cannes per il miglior attore, abbiamo pensato (e così qualche recensore cinematografico) a quanto sono civili i giapponesi e a come curano un servizio come quello dei pubblici vespasiani.

Il che è vero in parte e in parte no.

La realtà adottata dal film (la vita di un uomo metodico e tranquillo che fa di mestiere le pulizie nei bagni pubblici: con la tesi che la felicità della vita va trovata nelle piccole cose) non è tanto la realtà corrente della vita in Giappone, quanto quella promossa nel distretto urbano di Shibuya attraverso il progetto TTT (The Tokyo Toilet).

In vista delle Olimpiadi di Tokyo (programmate per l’estate del 2020 e poi spostate al 2021), la reputazione dei bagni pubblici della città risultava assai scadente, mettendo a rischio la tradizionale cultura giapponese dell’accoglienza.

Con l’obiettivo di ribaltare questa immagine negativa, la Nippon Foundation – un’organizzazione Non-Profit – lanciava un progetto di riqualificazione urbana (ideato dall’imprenditore Kōji Yanai), in coordinamento con il distretto urbano di Shubuya, incaricando, a partire dal 2018, 16 architetti e designers di spicco, di progettare 17 bagni pubblici in sostituzione delle toilettes esistenti nelle aree pubbliche della città.

Le prime 7 strutture sono state aperte già nell’agosto 2020; l’ultima è del marzo 2023.

I nomi dei progettisti sono riportati nella tabella; come si vede ci sono personalità ben note come Tadao Ando o Fumihiko Maki e altri. Di quest’ultimo è il primo bagno visitato dal protagonista di “Perfect Days”.

Ma anche il film ha una genesi particolare. Allo scopo di promuovere il progetto, la municipalità di Shibuya aveva interpellato il regista tedesco affinché realizzasse alcuni cortometraggi documentari che illustrassero i bagni realizzati.  Wenders, intravvedendo la potenzialità narrativa dei luoghi, ha invece proposto la creazione del film che oggi vediamo nelle sale.

Foto gallery di Mr.Asylum (lic. Creative Commons). Per una panoramica completa delle 17 opere realizzate rimandiamo al sito dedicato The Tokyo Toilet.

La morale, dal lato concreto della storia (e non da quello simbolico del film), riguarda la capacità di creare una autentica rigenerazione urbana anche attraverso degli interventi minimali, nonché la necessità di comunicare all’esterno questi progetti affinché siano di esempio in tutti i contesti in cui possono essere applicati (ricordiamo che, prima del film, il progetto TTT è stato presentato a Milano nell’ambito del Fuorisalone 2022).

Poi, s’intende, la cultura e la civiltà degli utenti deve essere in grado di mantenere gli ambienti nel decoro che si meritano, con la collaborazione di chi è addetto alla cura, alla gestione e alla manutenzione dei luoghi pubblici. E per noi mediterranei un po’ sbrigativi, a giudicare dallo stato dei nostri bagni molto frequentati, non è semplice.