Fondi europei: la strategia e le tattiche

Non sempre sono coerenti con i principi dell’UE le scelte fatte per l’assegnazione dei fondi del PNRR.

Pubblicazione cartacea su: Tsport 343
(Shutterstock).

Il FESR (Fondo Europeo di Sviluppo Regionale) individua le “regioni meno sviluppate” come quelle il cui PIL pro-capite è inferiore al 75% della media UE. Rientra in una logica di riequilibrio territoriale la politica europea di favorire la distribuzione delle risorse economiche con priorità verso queste aree. Le nostre regioni meridionali fanno parte – insieme a buona parte del Portogallo, all’Estremadura in Spagna, al Galles e a molti Paesi dell’Est – delle aree con il PIL sotto media.

Anche per i fondi del PNRR le regole devono rispettare questo principio.

Quando sono comparse le prime assegnazioni (3,4 miliardi per il primo bando sulla rigenerazione urbana) le regioni del nord hanno lamentato la disparità di trattamento con quelle del sud, dovuta alla applicazione delle regole su menzionate.

Ma ecco la notizia successiva: il Governo decide di stanziare 905 milioni per “ripescare” i progetti del nord rimasti tagliati fuori dalla classifica suddetta.

Ben venga, il nuovo contributo, per l’ulteriore beneficio dei territori del nord; ma si perde così la coerenza del principio generale di attenuazione delle disparità fra aree più e meno sviluppate.

È anche vero che l’arretratezza economica di alcune realtà territoriali va di pari passo con le carenze di personale e/o di competenze adeguate ancor prima che di fondi; talché – ad esempio – i Comuni della Sicilia, prima ancora di poter partecipare ai bandi, chiedono la possibilità di assumere personale, mentre contemporaneamente i professionisti della regione richiedono a gran voce l’assegnazione di incarichi esterni. Il tutto non depone a favore di un rapido raggiungimento degli obiettivi del Piano.

E questa è solo una delle falle in quella che vorremmo fosse una vera “strategia”.

Pe quanto inseriti in un quadro complessivo che rispetta i criteri definiti dall’Europa, i primi bandi per l’assegnazione dei fondi PNRR mostrano una dispersione delle risorse in mille rivoli: i 3,4 miliardi per la “rigenerazione urbana” andranno (fra l’altro) alla riparazione del tetto di un municipio, agli arredi di un teatro, al manto in erba sintetica di un campo da calcetto: non si vede una regia capace di orientare la progettualità verso un omogeneo sistema di interventi, leggibili, a obiettivo raggiunto, su scala nazionale.

Dobbiamo auspicare che i bandi successivi (quello per le palestre scolastiche, quello per la rigenerazione urbana delle città metropolitane, quello per lo sport, per restare nei temi di nostra più diretta competenza) mostrino una visione strategica che superi le mille tattiche locali. Perché presentando il conto all’Europa potremmo correre il rischio di non aver raggiunto gli obiettivi prefissati, perdendo i fondi in cui abbiamo riposto le nostre speranze di ripresa.