Aarhus + Forest Green Rovers: una visione di stadi ecosostenibili

Speciale Progettazione Sostenibile – 8. I casi esemplari di due progetti dello Studio internazionale Zaha Hadid Architects: la ricostruzione dello stadio di Aarhus, in Danimarca, e la realizzazione del nuovo impianto del Forest Green Rovers FC, in Inghilterra.

Forest Green Rovers Eco Park Stadium © Zaha Hadid Architects, render by negativ.com.

Il tentativo di immaginare e realizzare stadi dalla forte impronta ecosostenibile è una delle mission sempre più perseguite dai grandi studi internazionali che si occupano di impianti sportivi, sia circa le soluzioni tecnologiche di risparmio energetico sia per ciò che riguarda l’uso di materiali strutturali a basso impatto ambientale.

Lo studio internazionale Zaha Hadid Architects sta percorrendo proprio questa strada negli ultimi mesi, con due progetti virtuosi e paralleli: la ricostruzione dello stadio di Aarhus, in Danimarca, e la realizzazione del nuovo impianto del Forest Green Rovers FC, in Inghilterra.

Prendendo le mosse da due approcci diversi (un rinnovamento, nel caso danese, e una nuova costruzione con ampio progetto paesaggistico, nel caso inglese), i due concept sono accomunabili per i toni di ecosostenibilità e ricerca di un dialogo fra struttura e paesaggio naturale circostante, e possono essere analizzati come esempi da seguire.

Aarhus, reinventare un edificio storico

New Aarhus Stadium

progetto: Zaha Hadid Architects, Sweco, Tredje Natur

cliente: Città di Aarhus

tempistiche: inaugurazione prevista 2026

Inaugurato nel 1920, lo stadio di Aarhus è stato finora la casa del club locale di calcio AGF, ed è sempre stato ammodernato o ampliato in linea con la sua estetica neoclassica originale, figlia del progetto firmato da Axel Høeg-Hansen, architetto molto attivo nei progetti cittadini di inizio ‘900 e influenzato dai dettami del Funzionalismo.

Attualmente in uso (capienza circa 20mila posti), l’impianto è composto da una struttura principale a pianta ovale con una piccola tribuna centrale e un anello di gradinate che si completa a ferro di cavallo sugli altri tre lati, attorno alla pista d’atletica e al campo di gioco.

Il corpo della tribuna centrale (lato nord) si estende all’esterno in un bello stile funzionalista, e comprende sale interne per conferenze e la palestra indoor “Stadionhallerne” (sempre progetto di Axel Høeg-Hansen, 1918) che ospita regolarmente partite ufficiali di volley, attività sportive per la cittadinanza e concerti. Il tutto in connessione all’edificio posto dietro la curva ovest, l’Aarhus Håndbold Arena, palazzetto indoor dedicato principalmente alla pallamano.

Con il bando vinto a fine 2022, il progetto di ZHA, insieme a Sweco (per la consulenza ingegneristica strutturale) e Tredje Natur (progetto paesaggistico), sta immaginando una veste completamente rinnovata per l’impianto, puntando a conservare gli spazi indoor esistenti e a tracciare un design in forte connessione con il bosco in cui lo stadio è immerso, a sud del centro cittadino di Aarhus.

“Lo stadio nella foresta”, questo il nome di un progetto che prevede la completa demolizione/ricostruzione di gradinate e terreno di gioco, mantenendo intatto il blocco nord esterno all’attuale tribuna e andando ad addossargli il nuovo stadio, pensato come un oggetto leggero, a pianta rettangolare, luminoso e slanciato.

Valorizzando lo Stadionhallerne e il suo colonnato centrale d’ingresso, quindi, il nuovo impianto rimane rispettoso di una porzione d’architettura storica di inizio ‘900 (testimonianza anche del periodo Funzionalista, molto caro a queste aree enord-europee) a cui farà da contraltare con la sua struttura semplice e minimale, armonioso prolungamento della folta selva di alberi circostanti, alcuni con altezze anche fino ai 45 metri.

La doppia pelle dello stadio, in corrispondenza del lato nord, garantirà maggior protezione dalle intemperie e favorirà i flussi di pubblico in quella che diventerà una sorta di galleria porticata. Più in generale, l’impianto sarà segnato da costoloni maggiori che definiranno la scansione strutturale esterna, slanciando l’edificio e arrivando a connettersi al piano di copertura, intervallati da una fitta sequenza di lame verticali in legno costituenti il rivestimento complessivo dell’edificio.

Tutto richiama il dialogo continuo fra lo stadio e la natura circostante, dando vita anche un anello esterno allo stadio liberamente vivibile dalla cittadinanza, in collegamento con la nuova piazza pubblica, e rinnovando la vocazione sportiva dell’intera area (che, ricordiamo, si completa con il grande ippodromo sul lato sud dello stadio e con il circolo di tennis dietro la curva est).

Eco-Park, una visione green d’avanguardia

Eco Park Stadium

progetto: Zaha Hadid Architects

cliente: Ecotricity / Forest Green Rovers FC

tempistiche: planning application in fase di approvazione, 2023

La cifra concettuale del progetto di Aarhus è quindi il rispetto dell’identità e del valore naturale e storico dell’area, riletto in chiave contemporanea per realizzare uno stadio perfettamente adatto al calcio ma anche ecosostenibile e in armonia con il suo ambiente.

Per certi aspetti, le stesse basi di partenza del progetto Eco-Park, il futuro nuovo stadio del Forest Green Rovers FC che è sui tavoli del piccolo club di League Two (quarta divisione inglese) e del proprietario Dale Vince fin dal 2016, quando lo studio Zaha Hadid Architects era stato scelto come proposta vincente.

Proprio Dale Vince è la chiave per capire le mosse del progetto. Proprietario dell’azienda di energie rinnovabili Ecotricity e già responsabile, in questi anni, di cambiamenti epocali interni alla vita del Forest Green – come l’introduzione di menu vegani nei chioschi dello stadio (e per i giocatori) o la trasformazione del centro d’allenamento in una struttura a zero emissioni – ha da tempo messo in moto l’ambizione di costruire un nuovo impianto per il club, realizzando un progetto su scala paesaggistica che rinnoverebbe una zona rurale a ridosso di un tratto dell’autostrada M5.

Lo stadio, interamente in legno lamellare (compresa la cavea delle gradinate e le fondamenta, primo e unico caso al mondo), verrebbe costruito per un’iniziale capienza di 5mila posti, in linea con i parametri minimi del calcio professionistico inglese, ma struttura ampliabile a 10mila.

La posizione poi rappresenta l’elemento determinante. “Eco Park” porterebbe la squadra nell’area della località di Eastington, con un trasferimento a circa 10 km a ovest dell’attuale cittadina di Stroud, nei pressi dell’uscita 13 dell’autostrada M5.

Qui lo stadio avrebbe il ruolo di edificio principale del parco urbano di nuova progettazione, per un investimento complessivo di circa 100 milioni di euro, composto da: centro d’allenamento del club; polo di ricerca dedicato a scienza e medicina sportiva; business park per attività di sviluppo e ricerca energetica di Ecotricity; nuova pista ciclabile collegata a strade e vialetti locali; riprogettazione del verde con piantumazione di circa 500 alberi e 2 km di siepi per bilanciare la realizzazione delle nuove strutture.

Costruire il nuovo stadio vorrebbe anche dire abbandonare l’attuale impianto New Lawn, che ospita le gare interne del club. La sua demolizione farebbe spazio a un nuovo blocco di unità residenziali costruite per essere completamente a zero emissioni, rimanendo quindi in perfetta sintonia con il pensiero principale dell’intero progetto.

Alcune prospettive green del progetto, che in questi anni ha subìto dei rallentamenti sia per la pandemia che per alcune varianti urbanistiche da valutare, prevedono che le strutture di nuova costruzione produrranno da sole almeno l’80% dell’energia di cui avranno bisogno, si raggiungerà un aumento del 12% della biodiversità di fauna e flora locali e verrà ripristinato il corso del vecchio canale che attraversava la zona rurale nei decenni passati.

Il progetto del nuovo stadio del Forest Green, quindi, può essere un esempio da seguire, perché testimonia la possibilità di pianificare impianti per lo sport professionistico con una visione più ampia, rivolta alla sostenibilità e alla connessione con l’ambiente, adeguando la progettazione alle necessità di volta in volta diverse a seconda dei luoghi e degli ecosistemi.

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