I limiti dello sviluppo

Speciale Progettazione Sostenibile – 1. La progettazione sostenibile è la progettazione di prodotti e processi ottimizzando il consumo di materie prime ed energia per ridurre al minimo l’impatto ambientale. Norme e requisiti di certificazione ci guidano in una fase in cui sta nascendo una nuova sensibilità nei confronti di quell’ambiente che, con la crisi climatica, ci manda urgenti segnali di pericolo.

Pubblicazione cartacea su: Tsport 353
(Foto PopTika/Shutterstock)

Gli altri articoli dello Speciale Progettazione Sostenibile:

Era il 1972 quando suscitava grande risonanza globale il “Rapporto sui limiti dello sviluppo” (Donella H. Meadows, Dennis L. Meadows; Jørgen Randers; William W. Behrens III, The Limits to Growth, 1972), commissionato dal “Club di Roma” (associazione non governativa fondata nel 1968 dall’imprenditore italiano Aurelio Peccei e dallo scienziato scozzese Alexander King, insieme a premi Nobel e leader politici e intellettuali). Il rapporto delineava le conseguenze della continua crescita della popolazione mondiale sull’ecosistema terrestre, con il venir meno delle risorse e il rischio per la sopravvivenza stessa del genere umano.

Nel 1971 era uscito “Il medioevo prossimo venturo”, un saggio di Roberto Vacca, basato anch’esso sulle ricerche del Club di Roma, che delineava uno scenario futuro caratterizzato da una regressione della specie umana ad un livello pre-tecnologico, in un contesto basato sulla povertà e la lotta per la sopravvivenza.

Figure 35, page 124 of The Limits to Growth (1972).

A mezzo secolo di distanza, non siamo ancora precipitati nel medioevo post-tecnologico, pur rimanendo validi i temi e gli allarmi su inquinamento e consumo delle risorse.

Grande assente quella che oggi sembra essere diventata invece la prima delle emergenze: la crisi climatica. Si pensi che negli anni ’70 gli scienziati (termine generico per indicare le fonti cui la comunicazione attinge) paventavano un raffreddamento globale, sempre attribuendo le cause alle emissioni prodotte dall’uomo nell’atmosfera (le particelle inquinanti limiterebbero la penetrazione dei raggi solari abbassando quindi le temperature).

Il concetto di “Sviluppo sostenibile” compare solo nel 1987, all’interno del Rapporto Bruntland (“Our Common Future”), a cura della Commissione mondiale sull’ambiente e lo sviluppo (WCED). Questa la definizione data dalla allora presidente del WCED, Gro Harlem Brundtland:

“Lo sviluppo sostenibile è uno sviluppo che soddisfi i bisogni del presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri”.

Progettazione sostenibile

La Progettazione sostenibile è la progettazione di prodotti e processi ottimizzando il consumo di materie prime ed energia per ridurre al minimo l’impatto ambientale.

Nella definizione di “Sviluppo sostenibile” in effetti non si parla dell’ambiente in quanto tale, ma ci si riferisce al principio etico del rispetto, da parte dell’attuale generazione, nei confronti delle generazioni future, e quindi della conservazione delle risorse e dell’equilibrio ambientale della Terra.

In questa prospettiva, il 25 settembre 2015 i governi dei 193 Paesi membri delle Nazioni Unite hanno sottoscritto l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile: un programma d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità, organizzato in 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile (Sustainable Development Goals, SDGs). I relativi traguardi, in ambito ambientale, economico, sociale e istituzionale, dovrebbero essere raggiunti entro il 2030.

I 17 Goals fanno riferimento ad un insieme di questioni importanti per lo sviluppo che prendono in considerazione in maniera equilibrata le tre dimensioni dello sviluppo sostenibile – economica, sociale ed ecologica – e mirano a porre fine alla povertà, a lottare contro l‘ineguaglianza, ad affrontare i cambiamenti climatici, a costruire società pacifiche che rispettino i diritti umani.

Se le azioni di grande scala spettano alle Istituzioni e ai governi, sono molte le indicazioni e i programmi attuabili nella nostra quotidiana attualità di operatori sul territorio (progettisti, gestori, utenti): in parte guidati da nostre ragionevoli scelte, in parte imposte da regolamenti e norme, sempre più diffuse, indirizzate in un modo o nell’altro a una Progettazione sostenibile.

Gli obiettivi DNSH

Il principio del “non arrecare un danno significativo” all’ambiente (anche noto come DNSH, cioè “Do No Significant Harm“) nasce per coniugare crescita economica e tutela dell’ecosistema, garantendo che gli investimenti siano realizzati senza pregiudicare le risorse ambientali.

Il principio è diventato cogente per l’attuazione degli interventi previsti dai PNRR nazionali nell’ambito del Next Generation EU.

Introdotto dal Regolamento europeo 2020/852, il DNSH individua sei criteri per determinare come ogni attività economica contribuisca in modo sostanziale alla tutela dell’ecosistema, senza arrecare danno a nessuno degli obiettivi ambientali:

  • 1. Mitigazione dei cambiamenti climatici (Un’attività economica non deve portare a significative emissioni di gas serra -GHG).
  • 2. Adattamento ai cambiamenti climatici (Un’attività economica non deve determinare un maggiore impatto negativo al clima attuale e futuro, sull’attività stessa o sulle persone, sulla natura o sui beni).
  • 3. Uso sostenibile e protezione delle acque e delle risorse marine (Un’attività economica non deve essere dannosa per il buono stato dei corpi idrici – superficiali, sotterranei o marini – e determinare il deterioramento qualitativo o la riduzione del potenziale ecologico).
  • 4. Transizione verso un’economia circolare (Un’attività economica non deve portare a significative inefficienze nell’utilizzo di materiali recuperati o riciclati, ad incrementi nell’uso diretto o indiretto di risorse naturali, all’incremento significativo di rifiuti, al loro incenerimento o smaltimento, causando danni ambientali significativi a lungo termine).
  • 5. Prevenzione e riduzione dell’inquinamento (Un’attività economica non deve determinare un aumento delle emissioni di inquinanti nell’aria, nell’acqua o nel suolo).
  • 6. Protezione e ripristino della biodiversità e degli ecosistemi (Un’attività economica non deve essere dannosa per le buone condizioni e resilienza degli ecosistemi o per lo stato di conservazione degli habitat e delle specie, comprese quelle di interesse per l’Unione).

Il Mase (Ministero per l’ambiente e la sicurezza energetica) ricorda che, ai fini del PNRR, i criteri tecnici riportati nelle autovalutazioni DNSH inserite nei progetti costituiscono elementi guida lungo tutto il percorso di realizzazione degli investimenti e delle riforme. Le amministrazioni sono chiamate a garantire concretamente che ogni misura non arrechi un danno significativo agli obiettivi ambientali, adottando specifici requisiti in tal senso nei principali atti programmatici e attuativi. In particolare, gli impegni presi dovranno essere tradotti con precise avvertenze e monitorati dai primi atti di programmazione della misura fino al collaudo/certificato di regolare esecuzione degli interventi.

One thought on “I limiti dello sviluppo

Comments are closed.