Progetto per il rinnovamento del Sánchez-Pizjuán. L’evoluzione di uno stadio storico di Siviglia

(Immagini: courtesy Sevilla FC + IDOM) Breve storia del Sánchez-Pizjuán È d’obbligo fare un piccolo riepilogo storico, per capire lo spunto di questo progetto e l’importanza del rapporto fra lo stadio, il club del Sevilla e la particolare zona in cui è inserito l’impianto.Nervión è uno dei quartieri più eterogenei di Siviglia e ha vissuto…

Pubblicazione cartacea su: Tsport 355
(Immagini: courtesy Sevilla FC + IDOM)


Breve storia del Sánchez-Pizjuán


È d’obbligo fare un piccolo riepilogo storico, per capire lo spunto di questo progetto e l’importanza del rapporto fra lo stadio, il club del Sevilla e la particolare zona in cui è inserito l’impianto.
Nervión è uno dei quartieri più eterogenei di Siviglia e ha vissuto una lunga e poliedrica evoluzione nel corso del Novecento: lungo una delle strade principali, Calle Luis Montoto, è per esempio ancora visibile una porzione dell’antico acquedotto romano (Caños de Carmona, a poco più di 1 km a piedi dallo stadio del Sevilla) e l’area è passata da terreno coltivato, a inizio secolo, a piccolo borgo di ville e case solitarie borghesi, fino al boom del terziario degli anni ‘80.
Oggi è un agglomerato di isolati residenziali moderni, di piccole villette singole, di abitazioni a 2-3 piani che richiamano lo stile coloniale spagnolo, e di centri commerciali e spazi per uffici e negozi. È in mezzo a queste piccole strade che si trova il Sánchez-Pizjuán, inaugurato il 7 settembre 1958 e, per l’epoca, uno degli impianti più avanzati del calcio europeo per comfort e qualità della progettazione.
A volerlo fortemente era stato l’allora presidente del club andaluso, Ramón Sánchez Pizjuán Muñoz, che già aveva immaginato questo progetto per oltre vent’anni riuscendo infine a concretizzarlo nel corso degli anni ‘50.
Lo spunto progettuale arrivava nientemeno che da Madrid. Il concorso indetto dal Sevilla nel 1954 era stato vinto dall’architetto Manuel Muñoz Monasterio che, insieme a Luis Alemany Soler, a metà anni ’40 aveva tratteggiato le forme dell’Estadio Bernabéu per il Real Madrid – e poco dopo il nuovo impianto del Cadice, l’Estadio Ramón de Carranza.
Il Sevilla necessitava di un impianto che sostituisse quello in uso dal 1928 e decise di rimanere nello stesso quartiere di Nervión – anzi nello stesso isolato – realizzando il progetto a fianco del predecessore: oggi, lo spazio una volta occupato dal vecchio campo sportivo è diventato Nervión Plaza, un centro commerciale che abbraccia una piazza aperta invitando i visitatori verso la facciata principale ovest del Sánchez-Pizjuán.
Ramón Sánchez Pizjuán Muñoz morirà nel 1956, due anni prima dell’inaugurazione dello stadio – che gli verrà intitolato subito dopo – e da qui in poi l’edificio sarà adeguato solo puntualmente, fino ad arrivare ai giorni nostri in una veste sì “ammodernata” ma ancora fedele al progetto originale.


Dai poco più di 70mila posti dell’inaugurazione si scenderà ai 66mila obbligati dai requisiti per ospitare le gare del Mundial 1982, a cui seguirà la finale di Coppa dei Campioni 1986 e il salto nel nuovo calcio post-1990, con l’inserimento dei seggiolini e la capienza stabilizzata a 43mila posti.
Oggi lo stadio Sánchez Pizjuán continua a essere luogo centrale dell’identità sevillista che, nonostante le rivalità, in città è certamente più rappresentativa rispetto alla presenza seppur importante del Betis. E la posizione nel cuore del quartiere Nervión, area di Siviglia che è legata a doppio filo alla nascita e all’evoluzione del club, è stata alla base della decisione di trovare un modo per ristrutturare e migliorare l’attuale impianto, invece di abbandonarlo (magari demolirlo, v. Espanyol a Barcellona, per esempio) e costruirne uno nuovo altrove.
Nel 2006 era stato fatto un primo tentativo, con un concorso da cui era emersa un’idea congiunta di Studio Lamela con CRV Arquitectos (poi abbandonata) e solo dal 2015 un velo di tecnologia contemporanea si è posato sullo stadio: l’adeguamento del colore rosso a tutte le sedute, l’aggiunta di un rivestimento esterno con facciate in acciaio e retroilluminazione a led, il rifacimento di locali e spazi per pubblico e squadre e l’ampliamento della parte bassa della gradinata est. Un modo per rendere l’impianto più in linea con l’attualità, nascondendo ove possibile l’aspetto perentorio e austero delle strutture a vista in cemento armato.

Il mosaico

Il grande mosaico dell’Estadio Sánchez-Pizjuán non è solo il bell’elemento esterno di un edificio storico ma è un’opera d’arte che dialoga con l’architettura a cui si lega e di cui è diventato un simbolo.
Posizionato al centro della facciata esterna della tribuna ovest dello stadio, fu realizzato dall’artista Santiago del Campo come parte degli interventi di ammodernamento operati sull’impianto in vista dei Mondiali di calcio 1982, e svelato al pubblico il 23 aprile di quell’anno.
L’opera è colossale, a tutt’altezza e copre quasi 480 mq complessivi di superficie.
Il soggetto principale sono i 60 stemmi di altrettanti club spagnoli ed esteri che il Sevilla aveva affrontato nella sua storia fino al 1982 e che, racchiusi qui, dovevano rappresentare il valore del passato sportivo del club.


Il mosaico era stato commissionato a Del Campo nel 1981, dall’allora presidente del Sevilla, Eugenio Montes, e fu realizzato in meno di un anno con un gusto grafico eccezionale, richiamando in parte lo stile architettonico e decorativo moresco, tipico dell’influenza araba sulla città di Siviglia.
Lo stemma del Club al centro è sormontato da una fascia orizzontale superiore, mentre due fasce decorative laterali inquadrano la tavola centrale con gli stemmi delle squadre. Nella fascia inferiore alla base dell’opera, infine, otto cartigli, ognuno recante un anno fondamentale nella storia del Sevilla e dei suoi stadi (da sinistra a destra):

  • 1905 PSS, fondazione del Club e primo campo da gioco (Prado de San Sebastián)
  • 1908 P.de E., Plaza de España, vicino alla quale il Siviglia giocò alcune partite all’inizio della sua storia
  • 1910 M, l’anno in cui la squadra passò a giocare al Campo del Mercantil
  • 1918 RV, anno in cui il Sevilla si spostò al Campo de la Reina Victoria
  • 1923 S.H., anno in cui Spencer ed Herminio diventarono i primi giocatori del Sevilla a essere convocati in Nazionale
  • 1929 N, l’anno del trasferimento al campo di Nervión
  • 1958 RSP, anno di inaugurazione dello stadio Ramón Sánchez Pizjuán
  • 1982 M, celebrazione del Mondiale di Spagna ’82, per il quale il mosaico stesso fu realizzato

Il nuovo progetto di trasformazione

Il nuovo progetto presentato a fine dicembre, invece, e firmato da IDOM con main architect César Azcárate, ha come obiettivo la trasformazione del Sánchez Pizjuán in un’ottica contemporanea ma nel rispetto della sua storia architettonica.


Per un costo stimato intorno ai 350 milioni di euro, con una previsione della durata lavori dal 2026 al 2028, la proposta di progetto risulta in una vera evoluzione architettonica dell’attuale edificio: l’abbassamento di quota del campo da gioco permetterà l’ampliamento del primo anello e la riconfigurazione delle gradinate su due livelli con un aumento della capienza a 55mila spettatori.


Questa soluzione permetterà di trasformare la curva nord in un settore a un unico anello (15mila posti) e di traslare la posizione della tribuna ovest, ampliando lo spazio in pianta occupato dallo stadio. Quest’ultima scelta ambiziosa non nega un risvolto conservativo perché, con un’operazione di cuci/scuci, lo spostamento della parete esterna contemplerà anche la conservazione dello storico mosaico presente al centro della facciata.


L’aggiunta di un ampio piano rettangolare di copertura garantirà (finalmente) riparo a tutti i settori dello stadio, issandosi su sottili colonnine perimetrali che creeranno un arioso porticato attorno all’edificio, aumentando il carattere aggregativo del luogo. Una soluzione ben misurata nel rapporto diretto con il quartiere e in armonia con l’urbanistica e con la scala dimensionale del costruito circostante.
Un’ulteriore pelle che riprende le caratteristiche delle pareti frangisole, diventerà poi l’elemento che caratterizzerà il rivestimento dell’impianto, abbinandosi alle parti vetrate o in cemento armato della struttura. Questa serie di elementi verticali in colore rosso acceso si svilupperà sia in corrispondenza delle facciate dello stadio, creando gallerie di accesso e di ritrovo per gli spettatori, sia negli elementi di arredo urbano come le rampe di scale o i piccoli pendii che caratterizzeranno la riprogettazione della piazza.

Si avrà quindi la sensazione di un edificio leggero, solcato da una serie di elementi verticali sottili dall’effetto estetico dinamico e che, allo stesso tempo, condurranno l’occhio verso il nuovo piano di copertura che aggiungerà un carattere di intimità alla piazza pubblica.
Riprogettando lo spazio esterno in armonia con la nuova struttura dello stadio, la proposta di restyling del Sánchez Pizjuán si rivela quindi come un progetto dal carattere contemporaneo ma dalla sensibilità storica elevata. Le soluzioni previste sono capaci di dialogare con lo spazio urbano ristretto e adeguarsi a esso, segno che l’architettura attuale può trovare soluzioni esteticamente “ad effetto” anche quando è chiamata a rapportarsi a stretto contatto con la città.

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