Verde sportivo: la sostenibilità è sempre la parola d’ordine

Speciale Calcio – Tornando a parlare, come facciamo ogni anno, dell’erba nello sport, abbiamo cercato di fare il punto sui “focus” che più interessano, in vista di un futuro che attendo un cambio di passo nei confronti dell’ambiente.

Pubblicazione cartacea su: Tsport 355
Roma, Stadio Olimpico (Foto Marco Iacobucci/Shutterstock).

Se è pur vero che un evento espositivo quale Myplant&Garden 2024 (dove Tsport è presente anche con i consueti eventi convegnistici) dimostra che il concetto di “verde sportivo” può essere declinato, per la proprietà transitiva, in quasi tutti gli sport possibili, l’erba in quanto tale – naturale, ibrida, o sintetica che sia – è la regina dei campi di calcio (o del fratello “minore”, il calcetto).

Abbiamo quindi deciso di non disperdere le risorse su troppi fronti, concentrandoci appunto sul calcio, approfittando delle esperienze fatte da Tsport con gli eventi formativi organizzati nell’ultimo anno in presenza in diverse realtà impiantistiche: dal Mapei Stadium di Reggio Emilia, all’U-Power Stadium di Monza, al nuovissimo Viola Park della Fiorentina a cui dedichiamo il servizio alle pagine seguenti.

Il denominatore comune, negli incontri e nei dibattiti dell’anno trascorso, è stato in ogni caso la sostenibilità. La sostenibilità degli impianti sportivi in termini di gestione dell’erba naturale (con le problematiche dettate dai cambiamenti climatici), dell’erba sintetica (in relazione allo smaltimento dei manti esausti), degli intasi prestazionali (con l’allarme sulla dispersione delle microplastiche), dell’efficienza energetica (con il revamping progressivo di tutti gli impianti).

La questione microplastiche

Se le grandi società calcistiche italiane preferiscono ancora giocare sull’erba naturale (lo vediamo negli articoli successivi scoprendo le caratteristiche dei loro training centers), l’erba sintetica, da sola o ibridata col naturale, è presente in tutti i centri sportivi ed è adottata, secondo i dati (pur non recentissimi) della FIGC nel 22% dei campi omologati in Italia.

Non stupisce che lo scorso ottobre molta stampa superficiale abbia lanciato un improvvido allarme sulla presunta “messa al bando” dell’erba artificiale voluta dall’Unione Europea.

I nostri lettori sono più avveduti, avendo seguito la vicenda anche attraverso la rubrica di Antony Pizza (vedi qui).

L’equivoco nasce dalla pubblicazione del Regolamento UE 2023/2055 sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione Europea del 27 settembre scorso, contenente il divieto di vendita (scaglionato nel tempo) di prodotti contenenti microplastiche “aggiunte intenzionalmente” che possono essere rilasciate nell’ambiente durante l’uso. Fra questi, oltre il divieto dei glitter (amati dalle bambine degli scorsi decenni) , quello relativo agli “intasi granulari” usati nelle superfici sportive.

Nessun riferimento all’”erba sintetica” (ossia alle fibre in polietilene che imitano i fili d’erba) di cui sono costituiti i manti artificiali o che si intrecciano con l’erba naturale nei manti ibridi. Viene invece vietata la commercializzazione di riempitivi granulari contenenti particelle di polimeri sintetici (plastica, gomma), e solo dal 17 ottobre 2031. Commercializzazione significa non l’utilizzo di quelli già prodotti, commercializzati, o in uso sui campi esistenti, i quali, avendo una vita media di almeno un decennio, potranno continuare ad essere legittimamente impiegati fino al loro naturale esaurimento (i più nuovi almeno fino al 2040).

Per microplastiche intendiamo quelle particelle sintetiche di dimensioni inferiori ai 5 millimetri, che vengono o disperse direttamente nell’ambiente (microplastiche primarie) o che derivano dalla disgregazione di rifiuti in plastica di maggiori dimensioni (microplastiche secondarie). Il divieto europeo intende arginare la diffusione di prodotti contenenti microplastiche “aggiunte intenzionalmente”, come appunto possono esser i granuli da intaso prestazionale sportivo.

È vero, peraltro, che da un ventennio i granuli sono prodotti con la tecnologia dell’incapsulamento, proprio per evitare che il materiale rilasci direttamente nell’aria sostanze indesiderate; e che l’adozione di pozzetti sifonati al termine dei drenaggi superficiali dei campi sportivi può consentire il recupero dei granuli oggetto di dilavamento.

Dall’altro lato della medaglia, inoltre, va rilevato che gli intasi derivati dalla gomma degli pneumatici fuori uso (PFU) costituiscono attualmente un perfetto esempio di economia circolare, evitando la rottamazione di migliaia di tonnellate di pneumatici che andrebbero in ogni caso smaltiti. In futuro, non potendoli riciclare, creeranno un ulteriore problema ambientale.

Le nuove norme europee, comunque, sono ormai irreversibili, e saranno, nel prossimo decennio, di stimolo allo sviluppo di alternative naturali, alcune già applicate (si vedano i manti ibridi del Viola park, nel servizio che segue, i quali adottano granuli di origine vegetale). Da valutare, al momento, al reperibilità delle risorse, quali il sughero o la fibra di cocco, che, pur essendo risorse “rinnovabili”, non sono disponibili in quantità sufficiente a sostituire il mercato attuale dei granuli da intaso.

Le altre sfide sui campi di calcio

Delle altre sfide – oltre a quelle sportive tra squadre rivali – abbiamo parlato più volte in queste pagine.

I manti sintetici, a fine vita, vanno recuperati, riciclati, reimpiegati in un’economia il più possibile circolare; le aziende sono alla ricerca delle modalità più efficienti per ottenere questi risultati.

L’erba naturale affronta delle condizioni climatiche sempre più estreme tra  lunghi periodi siccitosi ed episodi alluvionali, stimolando la ricerca di essenze più resistenti e adatte ai rispettivi eccessi.

Gli stadi e i campi sportivi necessitano di impianti energetici più efficienti che oggi, con l’impiego delle luci LED, consumano enormemente meno a parità di prestazioni.

Tutti questi argomenti sono stati oggetto dei precedenti “Speciali” di Tsport, nonché dei seminari, webinar e incontri che possono esser rivisti e riascoltati ricercandoli qui.

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