Lecce: la riqualificazione sostenibile del Parco Montefusco

(Speciale Playground – 7)
L’intervento, attraverso un processo articolato di progettazione condivisa, ha restituito alla collettività un’area verde, attrezzata attraverso il riciclo di materiali di scarto da imballaggi.

Pubblicazione cartacea su: Tsport 334
(Tutte le foto sono di Tomas Ghisellini)

Nato dalla collaborazione di CNH industrial, Comune di Lecce e BiEM-bioedilizia mediterranea, l’intervento al Parco Montefusco ha avuto lo scopo di restituire alla collettività un’area verde della città di Lecce, attraverso azioni di riqualificazione sostenibile legate al recupero del materiale di scarto degli imballaggi prodotti dalla CNH industrial di Lecce, un’azienda che progetta, produce e commercializza macchine per l’agricoltura e per le costruzioni. Viene trasformato lo scarto in risorsa, utilizzando il legno come materia prima, intercettato e riutilizzato prima che concluda il suo ciclo vita.

Il luogo del progetto è un’area conosciuta come “Campo Coni”, a cui si è annessa un’area verde precedentemente utilizzata a scopo militare. Si vuole dare continuità di spazi e fruizione con l’attuale Parco per creare quella che potrà definirsi una piccola Cittadella dello sport: luogo di svago, relax a connotazione sportiva.

In una prima fase è stata coinvolta direttamente la cittadinanza, chiamata a partecipare esprimendo le proprie idee ed esigenze.

Dall’elaborazione dei dati raccolti grazie alla partecipazione attiva della cittadinanza è stato possibile sviluppare un Masterplan di progetto dell’intero parco, che fornisce gli indirizzi di un possibile sviluppo del parco in funzione alle reali esigenze di chi ne fruisce.

È stato quindi bandito un concorso pubblico di idee aperto a progettisti, designer, paesaggisti, artisti ed artigiani, nazionali ed internazionali, che volessero sviluppare un’idea a partire dal materiale di recupero disponibile e sulla base delle indicazioni che sono state raccolte dalla cittadinanza.

Una prima fase del concorso riguardava la progettazione degli arredi da inserire all’interno del parco Montefusco. Nella seconda fase l’idea progettuale risultante dal concorso è stata sviluppata nei dettagli dai vincitori e realizzata durante un workshop di auto-costruzione, sotto la guida di tutor e maestranze esperte.

Dal 21 al 27 ottobre 2019, i tutor di BiEM, con la collaborazione dei progettisti vincitori del concorso di idee, hanno guidato un gruppo di persone volontarie, nella realizzazione degli elementi di arredo urbano all’interno del Parco. Con l’ausilio di trapani, avvitatori, pitture, seghetti, tutti i partecipanti sono stati chiamati a realizzare il progetto che ha vinto il concorso Ricrea, acquisendo di fatto nuove competenze, sviluppando relazioni e spirito di squadra.

 

Il progetto realizzato

(Dalla relazione dell’architetto Tomas Ghisellini)

La sfida consiste nel concepire la rigenerazione dal basso di questo brano di città rimodellando un luogo alternativo ed integrativo al tessuto delle funzioni unicamente sportive dell’area. La cultura contemporanea, nelle sue epoche più recenti, ha espresso una particolare benevolenza nei confronti delle iniziative di trasformazione urbana che hanno saputo ben interpretare il carattere ibrido, instabile e mutevole delle nuove compagini societarie. Ciò appare come un chiaro segnale direzionale nei confronti dei procedimenti di pianificazione e ripensamento delle logiche di recupero: non più interventi monofunzionali, specialistici o “chiusi” ma proposte alterabili, modificabili, implementabili, riscrivibili, miscelabili o addirittura removibili in funzione di esigenze di fruizione e “consumo” delle città sempre più liquide, multiformi e metamorfiche.

Per questo la proposta di progetto disegna uno scenario eterogeneo che individua nello sport soltanto uno dei possibili strumenti di coinvolgimento della comunità: la salute del corpo proveniente dall’attività dinamica di mantenimento ed allenamento è associata alla salute psicofisica derivante da una corretta alimentazione e dal suo esercizio in condizioni di condivisione collettiva, di scambio comune, di coesione sociale.

Finalmente le attività legate allo sport ed all’esercizio fisico troveranno nuove occasioni di arricchimento, integrazione, sofisticazione, ibridazione e completamento nello scenario proposto dal progetto. Perché se è vero che l’attività sportiva è di norma seguita dalla fame per la necessità biologica di nuove energie, è pur vero che un pasto abbondante può essere neutralizzato da una buona dose di esercizio fisico!

Sport e cibo, in sostanza, vivono le vicende di una infinita alleanza. O di un’altrettanto interminabile battaglia, a seconda del punto di vista dal quale si voglia guardare a questa storia! Sarà una nuova agorà per la Lecce dei prossimi anni, un luogo antico eppur così attuale dove (tornare a) depositare il senso di appartenenza, l’amore incondizionato per le nostre straordinarie città, la passione per le nostre origini, il sentimento collettivo.

Incontrarsi, stare insieme, mangiare alla grande: tutto questo sarà MEET & (GR)EAT.

MEET & (GR)EAT

La proposta di progetto parte dal recupero di uno dei sistemi fondamentali di conoscenza, misurazione, regimentazione e governo sistematico del territorio pugliese: la matrice ortogonale. Estensioni sconfinate di campagne “disegnate”, le costruzioni per il controllo e la cura delle terre, così come i meravigliosi uliveti che tutto il mondo guarda con ammirazione, trovano nel tessuto a maglia regolare il dispositivo formale originante.

Così il progetto qui proposto, che stende su tutta l’area di intervento una ideale matrice a maglia ortogonale di 2×2 metri, tracciando a terra, come su di una tela, il disegno temporaneo e leggero delle linee originanti in gesso. Questa semplice operazione trasforma il luogo in uno spazio quasi astratto di ascendenza ludica, un’affascinante scacchiera su cui giocare la grande partita del futuro prossimo.

I punti della matrice, secondo schemi di regolare aggregazione, sono in parte colonizzati dall’impianto di elementi verticali, simili a snelli steli cruciformi, derivanti dall’assemblaggio dei profili lignei di recupero secondo uno schema compositivo che lascia un affascinante vuoto di avvicinamento tra i montanti principali.

Una sorta di curiosa palificata “molecolare” allestisce alcune piccole stanze abitabili assieme ad una serie di occasioni e supporti multifunzione per un abaco di potenzialmente infiniti usi differenziati: sostegni per leggeri velari parasole, supporti per attrezzi sportivi a corpo libero (spalliere, barre per trazioni, cavalline verticali, ecc.), montanti per reti di gioco (minivolley, beach-tennis, ecc.), paline per stendardi insegne e bandiere, ancoraggi per luminarie aeree sospese, agganci per amache e lettini rilassanti all’aperto, puntoni per piccoli belvedere sospesi e molto altro ancora.

Stuoie vegetali calpestabili in fibra di cocco campiscono i “pavimenti” (traspiranti e permeabili all’acqua) degli ambienti disegnati dai minimali wireframe degli steli colorati. I tappeti, trattati con tinte naturali in accordo con quelle dei corrispondenti elementi lignei verticali di riferimento, saranno fissati al suolo per mezzo di picchetti removibili da terra in acciaio inox, a testa piana antinfortunio ed a completa scomparsa.

Nel tessuto degli elementi singoli e delle micro-attrezzature, un vero e proprio padiglione (dimensioni in pianta 4×8 metri), protetto da una articolata copertura in legno e tessuti permeabili simile ad un merletto, ospita le dotazioni e le attività funzionali connesse alla vendita ed alla somministrazione di cibo e bevande. Lo spazio si trasformerà in caffè, cocktail-bar, ristorantino gourmet, trattoria, street-food point ed altro ancora a seconda delle esigenze e degli appuntamenti di calendario durante tutto il corso dell’anno. I confini del padiglione, pensati per costituire soglie di approdo sia dall’interno che dall’esterno fungeranno da margini di interscambio per il massimo potenziamento della condivisione, mentre nelle pertinenze libere tutt’intorno velari sospesi proteggeranno in una suggestiva riservatezza flessibile sedute e tavoli per il consumo.

Il colore interverrà a caratterizzare spazi ed ambiti in maniera riconoscibile, orientando la percezione e conferendo al luogo (per continua sovrapposizione visiva degli elementi verticali) un carattere mutevole, un aspetto cangiante ad ogni passo. Padiglione ed attrezzature ludico-sportive assumeranno colori differenti a seconda della funzione, esplicitando in maniera chiara e visivamente fascinosa il passaggio da una all’altra delle “stanze” ambientali in cui rilassarsi, sorseggiare un drink, giocare o semplicemente stare in compagnia di altre persone.

Eccezioni al sistema preordinato della griglia regolare puntiforme, una serie di stilizzati cactus sorgono spontanei qui e là dal terreno come sculture. Modellati a partire da paffuti dischi lignei a semplice incastro, questi succulenti fichi d’india identificano punti di orientamento percettivo all’interno del tessuto omogeneo e sempre identico della palificata policroma. Il riferimento al fico d’india strizza l’occhio ad una delle presenze più antiche del territorio, un esempio perfetto di resilienza ambientale, capacità di adattamento ed economia di risorse che ancor oggi rappresenta una delle immagini più fortemente connaturate all’iconografia regionale e, in genere, all’immagine che i più conservano dei paesaggi del sud.

Il sistema per certi versi metabolista a griglia puntiforme mette a disposizione infinite possibilità di colonizzazione del suolo così come di replicabilità e di estensione delle soluzioni composte secondo ampliamenti e successive addizioni in tutto congruenti con quanto già eventualmente realizzato. Il principio ordinatore consente inoltre modifiche e ricomposizioni delle configurazioni pregresse in ciò non compromettendo la coerenza complessiva dello scenario progettuale.

 

Tomas Ghisellini

lecce tomas ghiselliniArchitetto, nel 2009 fonda l’Atelier di Architettura, con sede a Ferrara, che si occupa di progettazione architettonica ed urbana, architettura del paesaggio, sostenibilità ambientale, design d’interni, allestimento e comunicazione. Dopo numerose esperienze sia in Italia che all’estero, l’Atelier riserva particolare attenzione allo studio dei rapporti tra progetto e città contemporanea, curando la definizione di una nuova “etica” dell’architettura.

 

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