Speciale Playground – Il parco giochi oggi

(Speciale Playground – 1)
Oggi i parchi gioco sembrano essere in testa alle priorità delle Pubbliche Amministrazioni. Ma un parco veramente sicuro, veramente inclusivo, e funzionale alla socializzazione anche fra le diverse generazioni, non può nascere per caso: va progettato con attenzione e sensibilità.

Pubblicazione cartacea su: Tsport 334
(Shutterstock)

Nello Speciale Playground pubblicato su Tsport 334 passiamo in rassegna alcuni esempi delle grandi e piccole iniziative in corso nel nostro paese.

Vai agli altri articoli dello Speciale Playground:

2 – Roma: un playground in ogni municipio

3 – Milano: giochi e fitness alla Biblioteca degli Alberi

4 – Bari: quattordici playground

5 – Besana in Brianza: il Giardino Incantato di Villa Raverio

6 – Lucca: parco giochi sulle antiche mura

7 – Lecce: la riqualificazione sostenibile del Parco Montefusco

8 – Il playground incontra l’arte contemporanea

Nella colonna a destra, trovi altre notizie collegate al tema del playground.

Definizione

Quando parliamo di parchi gioco dobbiamo mettere dei limiti alla definizione, per capire se dall’area ludica stiamo sconfinando nell’impianto sportivo vero e proprio.

Stando alla lettera, sono definiti parchi gioco tutti quegli spazi attrezzati, custoditi o incustoditi, destinati all’attività ludica di bambini e ragazzi fino ai 14 anni.

Nel linguaggio anglosassone in realtà il playground è il campo da basket urbano con la superficie in cemento che vediamo in tanti film e fiction nordamericane.

Se però noi abbiamo utilizzato il termine “playground” non è per comodo anglicismo, ma perché è sempre più frequente l’abbinamento delle attrezzature per il gioco con attrezzature per il fitness o per una attività sportiva “leggera” e non necessariamente regolamentata: ne sono esempi le iniziative di ampio respiro di municipalità come Roma, Bari, e altre città, con i loro playground-tipo replicati in più quartieri: li vediamo negli altri articoli collegati.

La sicurezza

Ne abbiamo già parlato su queste pagine in occasione del numero 328 all’interno dello Speciale dedicato alle attività outdoor: primo requisito del parco giochi è la sicurezza.

La sicurezza delle attrezzature per aree da gioco è garantita dal rispetto della norma UNI EN 1176, e per le superfici di rivestimento dalla UNI EN 1177. A costo di ripetersi, giova ricordare che le attrezzature ancorate al terreno con fondazioni devono essere conformi alle norme tecniche di riferimento sopra citate e devono essere accompagnate da una certificazione di conformità a tali norme, rilasciata da un laboratorio competente.

Tutte le attrezzature devono riportare in modo leggibile e permanente almeno le seguenti indicazioni:

– nome e indirizzo del fabbricante o del rappresentante autorizzato;

– codice di riferimento dell’attrezzatura e anno di fabbricazione;

– numero e data della norma tecnica comunitaria a cui l’attrezzatura è conforme.

È indispensabile, poi, provvedere alla manutenzione periodica delle strutture in base alle indicazioni che fornisce il produttore stesso.

Le superfici antitrauma

Una volta garantita la conformità del singolo gioco, dobbiamo garantire la sicurezza degli utenti in relazione alla possibilità di caduta dall’alto.

I parchi gioco di oggi hanno un aspetto molto diverso rispetto anche a soli dieci anni fa. La spinta a rendere i parchi giochi più sicuri e accessibili ai bambini con esigenze particolari ha portato a significativi sviluppi nella tecnologia utilizzata per la produzione dei materiali che entrano nella realizzazione dei parchi gioco. La pavimentazione, in particolare, ha subito notevoli miglioramenti.

Entra qui in gioco la norma UNI EN 1177, la quale parte dal concetto che le conseguenze più gravi subite in caso di caduta sono le lesioni alla testa. Da questo criterio nasce un parametro di valutazione (HIC = Head Injury Criterion) per il quale il valore di 1000 corrisponde al limite massimo di possibili lesioni alla testa senza conseguenze fatali, calcolato in base a una formula che contempla l’energia cinetica della testa al momento dell’impatto con una superficie.

I materiali adottati per le superfici dei parchi gioco devono essere sottoposti a specifiche prove d’urto in relazione a diverse possibili altezze di caduta.

Oltre al rispetto del parametro cinetico, gli altri requisiti di sicurezza per le pavimentazioni consistono nell’essere prive di spigoli vivi e taglienti; devono essere installati senza creare alcun punto di intrappolamento; se viene impiegato materiale granulare sfuso, questo deve essere posato con uno spessore dello strato superiore a 200 mm a quello ritenuto necessario, in base alle prove di laboratorio, per ottenere la prova di caduta critica (per compensare eventuali spostamenti del materiale dovuti al movimento degli utilizzatori ed ad altre cause); sotto tutte le attrezzature per aree gioco con altezza di caduta libera superiore a 600 mm vi deve essere, su tutta l’area d’impatto, un rivestimento di superficie ad ammortizzazione d’impatto.

playground superfici antitrauma
Schema costruttivo di pavimentazione al Parco della Torre a Milano (clicca per ingrandire).

Tipologie

Se il prato naturale, in condizioni normali, possiede una capacità di assorbimento dell’impatto da caduta fino all’altezza di un metro, per i giochi con rischio di caduta da un’altezza superiore è dunque obbligatorio prevedere un pavimento antitrauma per un’area sufficientemente ampia intorno a ciascuno di essi.

La soluzione oggi più adottata, grazie anche alla possibilità di vivacizzare l’ambiente con forme e colori diversi, è quella della gomma colata.

Una pavimentazione in gomma colata si realizza direttamente sul posto miscelando granuli di gomma con l’aggiunta di resina poliuretanica stabilizzata resistente ai raggi U.V. ottenendo una superficie altamente elastica, drenante e colorabile a piacere. La superficie, sempre accessibile anche con carrozzine, presenta una superficie permeabile e drenante e antisdrucciolo, e resiste al caldo e al gelo.

Lo strato di base è solitamente costituito da granuli di gomma riciclata (SBR), mentre quello superiore è in EPDM vergine. La capacità di assorbimento della caduta è in funzione dello spessore dello strato di gomma, e può arrivare fino a 3 metri.

Una soluzione simile è quella delle piastre elastiche componibili e assemblabili fra loro mediante spinotti che consentono di ricreare una superficie uniforme: sono realizzate con gli stessi materiali del colato, e possono garantire la sicurezza fino a 2,20 m di altezza di caduta.

La pacciamatura in gomma colorata (rubber mulch) è una soluzione alternativa alla gomma colata in granuli: ottenuta con gomma riciclata oppure EPDM ma in fibre, l’aspetto e la sensazione della corteccia di legno. Il pacciame di gomma può essere usato come superficie di riempimento, oppure mescolato con la resina per creare un sistema compatto. Lo spessore necessario per attutire la caduta a parità di altezza è maggiore di quello necessario per la gomma colata.

Analogamente alla gomma in granuli, esistono anche le mattonelle preformate in rubber mulch.

Volendo utilizzare un materiale più naturale, è possibile realizzare una pavimentazione di sicurezza con la corteccia, sminuzzata in pezzi da 20-80 mm. Questa viene stesa direttamente sul terreno e assorbe le cadute fino a 3 metri: al basso costo iniziale fa riscontro la necessità di mantenere costante il livellamento per non diminuire, con l’uso, lo spessore di sicurezza.

Analogamente alla corteccia naturale può essere utilizzato il cippato, ricavato dal riciclaggio ecologico del legno che si traduce in trucioli di 5-30 mm. Queste due soluzioni hanno anche il vantaggio di inibire la crescita di erbe infestanti.

Sempre in un’ottica ambientale, sono sottofondi naturali ammissibili anche la sabbia fine o la ghiaia a pezzatura piccola (2-8 mm). Entrambe le tipologie garantiscono la sicurezza per cadute fino a 3 metri.

Se le soluzioni con materiali sciolti sono meno agevoli per il transito con carrozzine, una via intermedia tra il sintetico e il naturale è data dalla pavimentazione alveolare. Realizzata con PVC riciclato, spessa 23 mm, la struttura alveolare (fornita in rotoli da fissare al terreno con picchetti a scomparsa) permette la crescita del prato, e in poco tempo scompare alla vista, pur mantenendo le caratteristiche antitrauma (fino a 3 metri di altezza di caduta) e rimanendo percorribile su ruote.

Il parco giochi veramente inclusivo

Negli ultimi due anni non c’è parco giochi di nuova realizzazione che non si proclami “inclusivo”. Del resto anche le Regioni stanno stanziando fondi per la realizzazione di parchi inclusivi o per rendere inclusivi i parchi giochi esistenti: è delle ultime settimane il bando da 7 milioni per la Lombardia, mentre stanno per essere assegnati i fondi messi a disposizione dalla Sicilia per gli stessi scopi un anno fa.

E tuttavia, lo abbiamo verificato spesso, si tratta di un attributo usato con una certa superficialità.

Il parco inclusivo deve essere un’area studiata per la socializzazione e il gioco destinato a tutti i bambini indifferentemente dal loro grado di abilità. Il parco quindi deve essere accessibile e fruibile da tutti nel suo insieme, e non basta dotarlo di un gioco che di per sé, da catalogo, si definisce “inclusivo”.

Riprendendo il tema delle superfici, va da sé che un’area pavimentata con sabbia o ghiaia non è ugualmente accessibile da chi cammina e da chi si muove su sedia a ruote.

I singoli giochi, poi, non sempre possono essere fruiti da tutti (considerato che la disabilità può essere deambulatoria ma anche visiva, uditiva, cognitiva): il parco inclusivo vorrà quindi prevedere la compresenza di giochi e attrezzature che nel loro insieme consentano l’uso da parte di tutti, senza pretendere che tutti possano usare ogni singolo gioco.

Qual è la conclusione di questi pochi cenni?

La risposta sta nel progetto: un parco giochi (veramente sicuro e veramente inclusivo) non è un semplice assemblaggio di attrezzature disposte casualmente, ma deve essere accuratamente progettato, come qualunque altra opera, integrando tutte le esigenze dei futuri fruitori. E se il classico parco per i piccoli si integra con attrezzature per i più grandi, fino a sfiorare la tematica dell’impianto sportivo, ben venga: l’integrazione sarà trasversale anche tra generazioni.

(Tutte le immagini delle gallery sono dagli archivi Tsport e Sport&Impianti).