Speciale: Erba naturale per lo sport – Il drenaggio

Parte 2 di 7
Il drenaggio è, fin dalla progettazione del campo (di calcio, di rugby, di hockey), l’aspetto fondamentale di cui tenere conto. Ecco come va realizzato.

Campo solcato da dreni superficiali.

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Introduzione

La composizione floristica

Manutenzione e rigenerazione

Il campo da golf

Gli aspetti ecologici

Il prato rinforzato (o ibrido)

 

Il drenaggio sui campi di calcio

Chi si occupa della gestione di campi sportivi, sa quanto sia difficile mantenere le caratteristiche estetico funzionali di una superficie erbosa insediata su un top soil non idoneo o peggio, in un campo con un sistema drenante compromesso. Mai come ora in un’epoca caratterizzata dall’alternanza di periodi siccitosi con altri in cui sono concentrate abbondanti piogge, si manifesta l’importanza di partire con “il piede giusto”, fin dalle fasi di progettazione del campo. Pur in presenza di varie filosofie di pensiero e di progettisti che spesso danno libero sfogo alla fantasia, possiamo riassumere quattro categorie di drenaggio: sistema chiuso, a falda sospesa o drenaggio verticale, drenaggio misto (dreni incrociati uniti ad un tappeto di sabbia), a drenaggio incrociato e/o rinforzato.

Sistemi di drenaggio. Legenda.
Sistemi di drenaggio. Legenda.

1 – Il sistema chiuso deriva il proprio nome dalla presenza di una membrana impermeabile che racchiude l’intero sistema, con dreni basali costituiti da tubi microforati affogati in ghiaia fine. I dreni, collegati tra loro e regolati da valvole, fungono da scaricatori e allo stesso tempo riserve d’acqua, al fine di ottenere un “effetto irrigazione” per risalita capillare del consistente strato di sabbia silicea superiore (top-soil del manto erboso). Il risparmio idrico, dovuto alla sensibile riduzione del consumo di acqua ad uso irriguo, è notevole, ma viene bilanciato negativamente dall’elevato costo del sistema stesso.

2 – Il drenaggio a falda sospesa è tra i quattro quello con il più alto rapporto drenante, per la presenza nel top-soil di uno strato di sabbia silicea di 25 cm., supportato da una base di ghiaia e tubi microforati per lo smaltimento dell’acqua in eccesso. Di contro, si dovrà porre maggiore attenzione alle pratiche fertilizzanti e alla elevata sensibilità da stress idrico. Costo rilevante.

3 – La struttura a drenaggio misto è caratterizzata da un reticolo di dreni inseriti nel suolo, formati da tubi e ghiaia per i profondi e intersecati dai superficiali contenenti ghiaia fine. Il tutto coperto da uno strato di 10 cm. di sabbia silicea. L’apparato radicale del manto erboso può superare lo strato di sabbia silicea giungendo al suolo sottostante (in presenza di una tessitura ottimale), riducendo i rischi di stress idrico e perdite di fertilizzanti. Il costo è decisamente inferiore ai precedenti sistemi, mancando membrane impermeabili ed elevate quantità di sabbia silicea.

4 – Il sistema a drenaggio incrociato e/o rinforzato ricalca il precedente, differenziandosi solamente per la quantità inferiore di sabbia superficiale e, conseguentemente, nel costo.

I due ultimi sistemi vengono utilizzati nella maggioranza dei casi (soprattutto da realtà pubbliche), per l’ottimale rapporto costo/funzionalità.

Nessun “sistema drenante” potrà però sopperire compiutamente a eventuali tare fisiche di un top-soil non idoneo, poiché solo in esso la componente erbacea andrà a svolgere la propria attività radicale. Nel caso più favorevole (drenaggio misto) l’apparato ipogeo si fermerebbe ai primi 10 cm di sabbia silicea superficiale apportata, una profondità comunque non ottimale per garantire il pieno sfruttamento delle potenzialità del tappeto erboso.

La quantità percentuale della componente argillosa, limosa e sabbiosa è il dato iniziale su cui valutare l’idoneità o meno del terreno a nostra disposizione per la costruzione dell’impianto calcistico: ad esso ci si dovrà rapportare per la classificazione e il calcolo degli eventuali apporti correttivi, tenendo presente che al progressivo scostamento da “range” consigliati corrisponde una graduale difficoltà nel raggiungimento dell’obiettivo.

L’aspetto chimico, infine, si evidenzia nella necessità di utilizzo di sabbia silicea: quella calcarea, con il tempo, avrebbe un effetto “collante” deleterio e un’influenza negativa sul pH del terreno.

(Con il contributo di Erminio Sinigaglia)