Torino 2006

Speciale Ghiaccio 2020: 6 – I Giochi invernali del 2006 siano una traccia per raccogliere i frutti ed evitare gli errori nel prossimo evento olimpico che ci attende fra 6 anni.

L’Arco Olimpico di Torino, simbolo delle Olimpiadi 2006 (foto BG/Tsport).

Si è parlato molto di quello che hanno lasciato in eredità le Olimpiadi di Torino 2006, nel bene e nel male.

Se i giochi sono stati l’occasione per un rinnovamento anche culturale della città, molti degli interventi effettuati, soprattutto nelle valli alpine, hanno peccato di scarsa lungimiranza, o più facilmente di scarsa capacità di gestione del “dopo”.

Ecco quindi il villaggio olimpico di Torino e quello del Sestriere, oggetto di degrado, e soprattutto i costosissimi impianti di montagna – emblematici i cinque trampolini per il salto, costati 34 milioni, e soprattutto la pista da bob e slittino a Cesana Pariol, 77 milioni, mai più utilizzata e oggi abbandonata (vedi la gallery qui sopra).

D’altra parte, Torino oggi offre diverse strutture indoor per praticare gli sport sul ghiaccio, e costituiscono quella parte dell’eredità dei Giochi che meglio ha funzionato.

Il Palavela

Progetto architettonico arch. Gae Aulenti

L’edificio, realizzato per i festeggiamenti di Italia ’61, è stato riorganizzato da Gae Aulenti per ospitare le gare di pattinaggio artistico e di short track nel 2006.

Qui – come altrove – non si deve pensare ad un uso esclusivo con il parterre di ghiaccio; se l’affluenza media è oggi di 70.000 presenze l’anno, queste sono dovute ad eventi sportivi diversi, dal pattinaggio su ghiaccio al tennis al volley, ma anche a convegni ed eventi vari.

L’edificio, con base esagonale inscritta in un cerchio di 130 m di diametro, è costituito da una struttura in cemento armato “a vela” realizzata su tre archi accostati, tra loro ruotati di 120 gradi ed ancorati a terra su tre dei sei vertici dell’esagono. Il progetto di adeguamento alla funzione sportiva ha inteso conservare l’unità spaziale, con la realizzazione di un “edificio dentro l’edificio”, autoconcluso, con proprie caratteristiche formali, indipendente strutturalmente dalle volte esistenti, ma che di esse accoglie la geometria.

L’edificio è composto da due corpi accostati, con copertura a quote differenti, tra loro collegati da una copertura spaziale reticolare. La scelta di costruire un edificio con due corpi principali accostati con coperture a livelli differenti è strettamente connessa alla geometria della vela esistente, che permette di avere le altezze maggiori soltanto in corrispondenza delle parti centrali degli archi sui quali è impostata la vela stessa. Avvicinandosi invece ai suoi appoggi, sono possibili altezze sempre più limitate, e la pianta deve necessariamente distanziarsi da essi.

palavela pianta

Le tribune, che sono di ampiezza ed altezza differenti, suddivise in settori, sono realizzate con elementi in prefabbricato cementizio, a partire dai bordi della pista di pattinaggio che è di 30 x 60 m, delimitata da una fascia di rispetto di 3 metri, fino alla sommità dell’edificio. Un secondo ordine di gradinate per il pubblico, è stato previsto a suo tempo come provvisorio, per poter successivamente all’Olimpiade completare il solaio a quota +8 per un utilizzo multifunzionale post-olimpico dell’edificio.

La copertura che conclude la pista di pattinaggio ed i tre ordini di gradinate è una struttura spaziale reticolare in acciaio; il pacchetto di copertura, fonoassorbente e fonoisolante, a coronamento della struttura reticolare, è composto da una sequenza di due strati di isolamento acustico, camera d’aria e da un pannello coibentato esterno in lamiera verniciata a fuoco di colore verde per l’isolamento termico. I pannelli acustici verso l’interno della sala sono finiti con pannelli di lamiera di alluminio forata.

Il Tazzoli

Progetto architettonico ing. Enrico Lee (capogruppo)

Seconda pista: ing. Gennaro Savarese, arch. Maurizio Palmisano

Il palazzo del ghiaccio di corso Tazzoli, in zona Mirafiori, è in realtà costituito da due diverse piste, realizzate in occasione di Torino 2006 sul luogo dove sorgeva un impianto a cielo aperto.

Qui si tratta di un impianto molto utilizzato per competizioni ufficiali, dove giocano le squadre maschile e femminile del Real Torino HC e la squadra dell’HC Torino Bulls, nonché i Tori Seduti torino di ice sledge hockey, ma anche le società sportive di pattinaggio di figura, di velocità, short track e curling.

L’importanza di questo impianto, pur essendo realizzato per gli allenamenti olimpici, sta infatti nella sua funzione di struttura sportiva al servizio della città.

All’interno, a quota – 4,50, è collocata la pista del ghiaccio, da 30×60 m, che gode di un’altezza netta di 14,30 metri sotto trave. La distribuzione delle gradinate non è ovale come ci si aspetterebbe, ma assolutamente rettilinea: ciò consente l’immediata comprensione dello spazio e dei percorsi da effettuare all’interno dell’edificio.

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I lati corti delle tribune sono sottolineati da due grandi archi aventi lo scopo di enfatizzare il senso spettacolare del luogo, ponendo quasi lo spettatore come protagonista.

Il complesso può ospitare 3000 posti a sedere; gli spogliatoi, con relativi servizi e locali di supporto, sono 6 per l’hockey e 3 per il pattinaggio artistico o short-track, oltre a 4 spogliatoi per arbitri ed allenatori.

La seconda pista, collegata alla prima attraverso un tunnel, ne condivide gli impianti per la produzione del freddo ed è completamente interrata. Due cortili laterali portano la luce naturale all’interno attraveso grandi superfici in vetrocemento.

La pista, anch’essa di dimensioni 60×30 m, è impostata a 7,5 m dal piano strada, ed ha un’altezza libera di 5 metri. Le tribune di questa seconda pista offrono 330 posti a sedere.

Il PalaIsozaki (o PalaAlpitour)

Progetto: arch. Arata Isozaki

Con quello che era stato chiamato il Palasport Olimpico, e poi – dal nome dell’archistar – PalaIsozaki, entriamo nella lista degli impianti che le Olimpiadi hanno lasciato in eredità ma che non hanno avuto fortuna con lo scopo per il quale erano stati realizzati.

Costruito per l’hockey su ghiaccio, disponeva in origine di oltre 12.000 posti a sedere. Costato 87 milioni di euro, l’edificio è un parallelepipedo di 183 per 100 metri, sviluppato su quattro livelli, due interrati e due esterni. Organizzato con tribune mobili per ospitare attività diverse, l’impianto perse subito la sua funzione sportiva avendo difficoltà ad ospitare eventi di basket o volley in un ambiente così vasto.

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Le gestioni che si sono succedute negli anni hanno orientato la struttura ad una funzione di spettacolo, forte di una capienza che, per i concerti, può arrivare a 15.657 persone, rendendola l’arena coperta più capiente d’Italia. Sponsorizzata dal 2014 da Alpitour – con il cui nome il palazzetto è oggi conosciuto – ha visto diminuire negli ultimi anni le occasioni di utilizzo finché l’anno scorso ha ottenuto l’investitura per ospitare le ATP Finals di tennis nel quinquennio 2021-2025.

L’Oval

Progetto: Hok Sport Ltd

Questo è un altro palazzo del ghiaccio che ha sostanzialmente perso la sua funzione dopo aver ospitato le gare di pattinaggio di velocità nel 2006. Nato con una pista di 400 metri larga 12,60, è diventato un padiglione espositivo nell’ambito del sistema di Lingotto Fiere.

Fin dal 2006, dopo i Giochi, vi si sono svolti le Olimpiadi di scacchi e i mondiali di scherma; in seguito, l’Oval ha visto i campionati europei di atletica leggera indoor del 2009, ma anche concerti, un Salone del libro, esposizioni fieristiche diverse.

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La costruzione, di 213 x136 metri, è un unico volume a un piano, affiancato sui due lati lunghi da piccoli corpi di fabbrica a due piani per locali di servizio. Notevole la struttura in travi reticolari che consentono una luce libera di circa 115 metri. Le tribune che durante i giochi ospitavano fino a 8.200 spettatori erano state dimensionate per un uso post-olimpico con una capacità di 2.000 posti.

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Tutte le immagini sono di proprietà di Tsport/Sport&Impianti.

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1 – Andar sul ghiaccio (in Italia, e oltre)

2 – Le piste natalizie e l’Ice Rink by the Sea

3 – Il ghiaccio sintetico: Santo Stefano d’Aveto

4 – Non solo ghiaccio: gli impianti di risalita nelle Dolomiti trentine

5 – Da Torino 2006 a Milano-Cortina 2026: vent’anni di Winter Olympics

7 – Vancouver 2010

8 – Sochi 2014 e PyeongChang 2018

9 – Pechino 2022

10 – Milano-Cortina 2026