Genius loci

“Un luogo è uno spazio dotato di un carattere distintivo. Fin dall’antichità il genius loci, lo spirito del luogo, è stato considerato come quella realtà concreta che l’uomo affronta nella vita quotidiana. Fare dell’architettura significa visualizzare il genius loci: il compito dell’architetto è quello di creare luoghi significativi per aiutare l’uomo ad abitare.”
(Christian Norberg-Schulz: “Genius Loci. Paesaggio Ambiente Architettura”, Electa, Milano 1979)

Il Genius loci è un’entità naturale e soprannaturale legata a un luogo e oggetto di culto nella religione romana.
Nel tempo moderno, genius loci è divenuta un’espressione adottata in architettura per individuare un approccio fenomenologico allo studio dell’ambiente, interazione di luogo e identità. Con la locuzione di genius loci si intende individuare l’insieme delle caratteristiche socio-culturali, architettoniche, di linguaggio, di abitudini che caratterizzano un luogo, un ambiente, una città. Un termine quindi trasversale, che riguarda le caratteristiche proprie di un ambiente interlacciate con l’uomo e le abitudini con cui vive questo ambiente (Wikipedia).
Ora prendiamo un’opera architettonica di significativo impatto sul paesaggio quale è lo stadio. Molti architetti, nel presentare le loro ideazioni, fanno riferimento ai caratteri del luogo. Ma prendiamo alcuni stadi moderni a caso: chi saprebbe dire in quale ambiente, o continente sono collocati? A parte gli accorgimenti tecnologici più o meno necessari in funzione dei diversi climi, il disegno di uno stadio vale (quasi sempre) l’altro. Sembrano essere segni astrattamente partoriti dai grandi Studi internazionali, collocabili in modo del tutto indifferente in qualunque luogo.

Ne ho messo in evidenza uno che – almeno negli ornamenti – si rifà ad un gusto se non ad una cultura più araba che occidentale. Qualche realizzazione nel lontano oriente cerca di caratterizzarsi anch’essa con piccoli segni identitari.
Mi direte: uno stadio è uno stadio, ha necessità definite dalle regole del gioco e dalle norme internazionali di sicurezza e di comfort degli spettatori. Sarà per questo che quasi nessuno dei grandi impianti riesce a sposare il “genius loci”, lo spirito del luogo?
Se è così, peccato. Ma uno sforzo interpretativo che vada al di là della propria autocelebrazione, i grandi architetti potrebbero anche farlo.