Bergamo: Gli spazi del centro piacentiniano

Speciale outdoor 2024: l’intervento, completato nella primavera del 2023, che ha cambiato il volto del cuore di città bassa, operando quasi esclusivamente sulla qualità delle superfici.

Pubblicazione cartacea su: Tsport 360
Piazza Dante Alighieri (tutte le foto del servizio sono BG/Tsport).

Se la città iconica, frequentata dai turisti in tutti giorni dell’anno, è Bergamo Alta, la città bassa è articolata negli 8 “Borghi” che conservano ciascuno le tracce di un’urbanistica storica: Canale, Alessandro, Leonardo, Pignolo, Tomaso, Santa Caterina, Sant’Antonio e Palazzo.

In posizione centrale tra i borghi, in asse tra la stazione ferroviaria e il piede della città alta, si sviluppa il nucleo della città novecentesca, ultimata dopo la Grande Guerra e progettata dall’architetto Marcello Piacentini a partire dal 1907 come centro direzionale e terziario per ospitare istituzioni finanziarie, esercizi commerciali e uffici amministrativi. Un sistema urbanistico nodale, che stava però perdendo, negli ultimi decenni, la sua capacità attrattiva nei confronti dei cittadini.

Elementi storici del centro piacentiniano; da sinistra: la pavimentazione lungo via Roma, che è stata conservata; un elemento architettonico con la data di costruzione; uno dei portici esistenti che completano il sistema dei percorsi.

Nel 2015 l’Amministrazione comunale di Bergamo, dopo una ricerca condotta con l’Università di Bergamo in cui sono state interpellate tutte le categorie di utenti per identificare le esigenze dei cittadini, varava un bando di concorso europeo per mettere mano alla Bergamo novecentesca.

Nel 2017 il concorso veniva aggiudicato al gruppo di progettisti composto dallo Studio SAP e da CN10architetti, con una proposta cui è stato dato il nome “Flânerie”, a simboleggiare l’atteggiamento di chi passeggia senza fretta per le vie cittadine godendosi l’ambiente, i flâneurs.

I lavori, suddivisi in diversi lotti di intervento, sono durati dal 2021 al 2023.

Il tema progettuale era quello della riqualificazione di un’area, estesa su 18.640 mq, con una progressiva pedonalizzazione e una primaria attenzione al verde e ai monumenti esistenti, soggetta a numerosi vincoli culturali, ambientali e archeologici. Il lavoro si è quindi concentrato essenzialmente sulla superficie degli spazi, con la sola aggiunta di elementi essenziali di arredo quali 100 panchine, 160 lampioni e 13 alberi.

Preliminarmente sono state identificate le pavimentazioni storiche da conservare integralmente e quelle più recenti meritevoli di essere mantenute, come le lastre di granito stellato posate nel 2006 lungo il viale centrale noto come il Sentierone.

Sono stati invece rimossi 15.000 mq di asfalto, sostituiti da lastre e cubetti in pietra. Le nuove superfici sono state integrate con percorsi tattili, accessibili per gli ipovedenti, realizzati con elementi in granito lavorato, simile al resto della pavimentazione, per coerenza con il contesto vincolato.

Gli accostamenti delle diverse tipologie di superficie. Nella prima foto, la posa del sigillante (foto Mapei); nell’ultima, una una lista metallica con una frase da “L’Angelo di Nisida” di Gaetano Donizzetti, posata davanti all’ingresso del teatro.

Nell’ottica della durabilità e della sostenibilità, i pacchetti di pavimentazione in lastre o in cubetti sono stati progettati in base alla tipologia di sollecitazioni previste, distinguendo le pavimentazioni pedonali a carrabilità occasionale (classe P7 secondo UNI 11714-1) da quelle a carrabilità limitata (classe P8) e a carrabilità intensa e generica (classe P9).

La malta di allettamento per la posa dei cubetti di granito 8/10 e delle lastre con spessore 6 cm, posati con fughe di circa 10 mm, è stata stesa con spessori medi di circa 5/7 cm.

Diversamente è stato trattato l’asse viario percorso dagli automezzi: per la parte lastricata in continuità con il Sentierone sono state utilizzate lastre di granito con spessore 14 cm su malta di allettamento; per la parte in cubetti, in continuità con il nastro di asfalto e più sollecitata, sono stati usati cubetti di granito di spessore 14 cm posati su un allettamento sciolto in pietrischetto di porfido, con fughe a doppia sigillatura elastica.

Alle aree verdi esistenti sono state aggiunte nuove superfici a prato fiorito, definite da un bordo che si allarga lungo il percorso alberato, diventano sedute e nello stesso tempo favoriscono la permeabilità visiva degli spazi.

Di seguito, la descrizione tratta dal progetto di concorso.

Il carattere della città

Bergamo e il suo territorio sono costruiti su rapporti antitetici e tuttavia imprescindibili e complementari.

Questo carattere di contrapposizione tra le parti è ricorrente e si coglie chiaramente sia alla grande scala (nella relazione tra montagne e pianura, tra la Città Alta e la Città Bassa), sia nella stratificazione della coscienza sociale, economica e culturale (capoluogo-provincia, sacro-profano, lavoro-divertimento).

In questo sistema di cose un luogo in particolare assume nella storia della città il ruolo di spazio condiviso e deputato alla messa in scena delle contraddizioni urbane e umane: un grande prato rigoglioso di piante e frutti si trasforma nel tempo in piazza di pietra dove si vende e si compera, dove si ride e si prega, è il Sentierone.

Il nome ha origine da un grande prato rimasto per secoli sospeso tra i borghi e la città sul colle, un luogo dedicato già dal medioevo allo scambio e al commercio.

Il “Prato di Sant’Alessandro”, per la sua posizione e per le sue tradizioni diviene centro della città contemporanea e ancora una volta si assiste ad un’apparente contraddizione in cui la campagna si sovrappone alla città e viceversa.

Il progetto propone un lavoro in continuità con il luogo strutturandosi secondo fasce parallele all’asse del Sentierone: il verde del nuovo parco continuo si intreccia con agli assi di Palazzo Frizzoni, di Porta Nuova, del Teatro, del Monumento a Donizetti, rafforzando la trama di segni già presenti e ancora in grado di riaffermare i caratteri del centro moderno della città.

I criteri del progetto

Riorganizzare il suolo connettivo, progettare togliendo, unificando, chiarendo le categorie di flussi, pulendo.

Lavorare sul suolo connettivo per rinforzare l’identità di ciò che esiste, ponendosi al suo servizio e non in antagonismo/occultamento/fraintendimento: i nuovi interventi aiuteranno a leggere le caratteristiche dei luoghi, il sistema di relazioni, le emergenze esistenti, sottolineando e creando una nuova aurea.

Intervenire con opere minimali dal punto di vista dei costi, ma capaci di ribaltare la percezione dei luoghi, ampliandone la godibilità e le possibilità di utilizzo. Predisporre lo sfondo e le condizioni per accogliere al meglio gli usi transitori che caratterizzano la città contemporanea e, da sempre, questa parte di Bergamo.

Il teatro viene assunto come chiave di lettura (fisica e simbolica) del centro e del suo paesaggio.

Il verde diviene attore di un ruolo strategico nel teatro del centro di Bergamo. Si propone come chiave di lettura e interpretazione di questa parte di città, in coerenza con la sua storia, l’accostamento /ridisegno/ rafforzamento di un margine ‘naturale’ come contrappunto alla città geometrica, lapidea, fortemente connotata dal punto di vista architettonico e dell’impianto urbano.

Fanno parte del suolo gli spazi aperti di strade, piazze, portici, larghi, parchi e giardini ma, in una visione più allargata riferita alla città abitata, anche i piani terra prospettanti che, con le loro funzioni, sono in grado di generare i flussi che animano la città rendendola più bella e più sicura. del suolo fanno parte anche i cortili interni, molto diffusi nelle tipologie dell’edificato del centro di Bergamo in un’idea di città permeabile, che mette in collegamento spazi assortiti e misti per vocazione e caratteristiche.

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