Speciale Padel: le coperture

Se il campo da padel è facilmente ricavabile in qualunque spazio aperto di 10×20 metri, è evidente che la possibilità di giocare in qualunque stagione e con qualunque condizione meteorologica rende molto più conveniente riuscire a realizzare i campi al coperto.

Pubblicazione cartacea su: Tsport 345
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Ecco così la ricerca di spazi precostituiti come capannoni e padiglioni dismessi che garantiscano i 7 metri di altezza libera obbligatori su ogni campo.
Pe la realizzazione di campi coperti ex-novo, vengono incontro le tipologie di copertura già da tempo in uso negli impianti sportivi: la tensostruttura e la pressostruttura.
Oggi i produttori si stanno specializzando nella creazione di strutture con misure e dettagli costruttivi pensati ad hoc per il padel, ma le tipologie sono quelle note.

Le coperture pressostatiche

La nascita di questo sistema di copertura è dovuta all’esigenza di coprire, nel settore industriale, grandi superfici senza particolari problemi di confortevolezza. Ecco perché, nel settore sportivo, il “pallone” pressostatico è stato inizialmente adoperato per la copertura stagionale di campi sportivi scoperti (principalmente campi da tennis).
Successivamente tuttavia la copertura pressostatica ha trovato un impiego più ampio per tutta una serie di impianti sportivi in cui si volesse contenere al massimo il costo della copertura. Va detto subito che per i campi da padel è una soluzione meno diffusa rispetto alla tensostruttura.
La caratteristica fondamentale delle coperture pressostatiche è data dalla mancanza di una vera e propria struttura di sostegno, che è sostituita infatti dall’aria mantenuta all’interno con una leggera sovrappressione (circa 1/500 di atmosfera).

L’aria viene immessa all’interno del capannone attraverso maniche a vento collegate a ventilatori centrifughi a doppia aspirazione sistemati all’esterno.
Il ricambio d’aria così ottenuto è uguale a circa due o tre ricambi totali del volume interno per ora.
Oltre all’aria e agli impianti che la immettono nel capannone, il secondo elemento importante del capannone pressostatico è rappresentato appunto dal telo di copertura. È la sua dimensione e la sua forma che, grazie all’aria in sovrappressione, determinano la forma del volume così coperto.
Il tessuto di supporto del telo è realizzato in poliestere.
Il tessuto viene poi spalmato con pvc così da renderlo completamente impermeabile.
Vengono aggiunti anche degli additivi che garantiscono nel tempo da un precoce ingiallimento, indurimento, e screpolature. Viene inoltre aggiunto un apposito additivo per rendere il telo autoestinguente.
Per evitare la condensa all’intradosso, e per migliorarne l’efficacia termica, il telo può essere a doppio starato, con un’intercapedine d’aria che funge da isolante tra i due strati.

L’ancoraggio a terra del telo può avvenire mediante differenti modalità; esso deve comunque trasmettere al terreno gli sforzi derivanti dalla sovrappressione interna della copertura e anche dal vento, e inoltre garantire una buona tenuta d’aria fra copertura e terreno.
Quando il “pallone” pressostatico deve coprire diversi campi allineati da padel, il cordolo deve essere adeguatamente dimensionato in quanto i carichi, ovvero gli sforzi di trazione verticale, aumentano. Ad esempio, il cordolo di ancoraggio per un telo che copra quattro campi da tennis deve avere un peso a metro lineare di almeno 1.100 kg.
Dal momento che la struttura portante in un capannone pressostatico è realizzata attraverso l’aria o per meglio dire dai ventilatori che mantengono all’interno una leggera sovrappressione, bisogna che l’impianto di ventilazione sia completamente affidabile.
Ma questo non basta. A volte può essere richiesto un piccolo impianto di emergenza che entra in funzione in tutti quei casi in cui l’impianto principale si blocca (mancanza di corrente, avaria, ecc.; si veda l’esempio della copertura per la piscina di Camogli).


Il sistema fin qui descritto, che ha avuto un notevole sviluppo negli scorsi decenni soprattutto come copertura dei campi da tennis, è comunque indicato in quei casi in cui si vuole dotare un impianto scoperto esistente della possibilità di essere utilizzato anche al coperto, ad esempio nella brutta stagione; oppure come struttura provvisoria in attesa di realizzare un impianto coperto definitivo.

Le tensostrutture

L’altro sistema di copertura “leggera” è costituito dal telo utilizzato in abbinamento con strutture di copertura realizzate in acciaio mediante archi o portali reticolari.

Una serie di archi parabolici o a segmenti rettilinei, posti a determinati interassi (da 3 fino a 7/8 metri) fungono da sostegno della copertura in telo che può essere posta indifferentemente all’intradosso o all’estradosso degli archi stessi. Il telo partecipa a realizzare la stabilità del sistema. Infatti sul telo stesso, trasversalmente al piano dell’arco parabolico, vengono fissate delle funi che, partendo da terra ai lati di testata, si alzano insieme al telo e si collegano così via via a tutti gli archi.

Padel Club Tolcinasco (Ecover).

Mediante una loro giusta tensione fungono quindi da elementi di controventamento e di irrigidimento dell’intero sistema. Per aumentare la rigidità degli archi, questi possono essere costruiti a geometria variabile così da arrivare a terra con i due lati del reticolo inferiore allargati per un più saldo appoggio a terra. L’ancoraggio viene eseguito mediante imbullonamento delle travature su supporti in acciaio ancorati a plinti in c.a. emergenti dal suolo.
Un vantaggio di questi sistemi, rispetto ad esempio alle coperture pressostatiche, è quello di svincolare in buona parte il telo da funzioni strutturali. È così che diventa possibile realizzare ampie vetrate sui lati del telo, senza particolari difficoltà; o addirittura asportare fino ad una certa altezza il telo per permettere una migliore areazione dell’interno ed un migliore e più confortevole rapporto interno/esterno durante la stagione estiva.

Questa stessa caratteristica può far comprendere la diversità di utilizzazione fra pallone pressostatico e telo ancorato ad archi reticolari. Il pallone pressostatico, solitamente, viene montato all’inizio della cattiva stagione e smontato a primavera inoltrata, quando le giornate sono sufficientemente calde. L’impianto sportivo perciò sarà completamente protetto dagli agenti atmosferici durante la stagione autunnale e invernale, mentre durante la stagione estiva sarà nuovamente soggetto in tutto e per tutto alle intemperanze climatiche. Il telo ancorato ad archi reticolari, invece, è una struttura permanente.
Se infatti il montaggio di queste strutture è molto veloce anche per la facilità di prefabbricazione, non è pensabile lo smontaggio e il rimontaggio stagionali degli archi e del telo; tutt’al più si può sollevare, come già detto, il telo per un’altezza da due a quattro metri. Con questi sistemi si realizzano perciò coperture stabili che, in funzione delle condizioni meteorologiche, possono di volta in volta aumentare o diminuire la chiusura e la protezione dell’ambiente interno da quello esterno.

Un leggero vantaggio nei costi gestionali dei teli supportati da archi reticolari, rispetto alle coperture pressostatiche, è rappresentato da un modesto risparmio nel consumo energetico. Infatti non è necessario tenere sempre in funzione una serie di ventilatori per mantenere la sovrappressione interna.
Anche in questo caso il riscaldamento dell’ambiente avviene mediante generatore di aria calda posto esternamente.

Il legno lamellare

Al posto degli archi metallici, la struttura portante del telo di copertura può essere costituita da travi in legno lamellare.
Le peculiarità del legno sono leggerezza ed ottime qualità termo e fonoisolanti. La realizzazione di travi o anche di qualsiasi altra struttura portante mediante incollaggio e pressatura di listelli di legno a vena contrapposta (questo è infatti il procedimento che si segue per la realizzazione di strutture lamellari) ha anche la facoltà di aumentare notevolmente, e soprattutto di garantire, la costanza di rendimento della struttura per quanto riguarda la resistenza a compressione e trazione.

Ciò significa da una parte diminuzione delle sezioni necessarie a resistere ai carichi, e dall’altra possibilità di progettare dimensioni e forme di sezione delle strutture estremamente difficili da ritrovare in natura. Con il legno lamellare infatti si utilizzano anche travi con una notevole altezza di sezione, fino a due metri.
Staticamente i sistemi più usuali sono la trave in flessa su due appoggi, l’arco a tre cerniere, il portale a tre cerniere, il portale a due cerniere. Le travi inflesse su due appoggi possono raggiungere luci di 40 metri e un’altezza strutturale di circa 0,07 volte la luce.
Per la copertura dei campi da padel, non sono necessarie strutture di elevato spessore, tenuto anche conto che il telo non comporta un elevato carico proprio da supportare. L’ingegnerizzazione delle strutture deve essere però effettuata specificamente per le esigenze dimensionali di questo sport.

Siccome la sequenza delle strutture in lamellare più utilizzate (travi, archi, portali) sono all’interno di un unico edificio indipendenti fra di loro, le strutture stesse saranno irrigidite per aumentare la capacità di assorbimento degli sforzi dovuti all’azione cinetica del vento.
A tale scopo, già l’orditura per il sostegno della copertura svolge un’efficace azione di controventamento che a volte può essere migliorata con l’aggiunta di cavi d’acciaio posti in diagonale per un ulteriore irrigidimento del sistema. Tutta la carpenteria sarà in acciaio, adeguatamente protetta contro le corrosioni.